La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa. Rappresenta la forma più comune di demenza, un termine quest’ultimo che si utilizza per fare riferimento alla perdita della memoria e di altre abilità intellettuale così grave che interferisce con la vita quotidiana. Ad oggi non esistono trattamenti risolutivi per questa patologia, ma solo terapie che ne rallentano il decorso. Sembra, però, che un farmaco sperimentale sia riuscito, in modelli murini, a far regredire i segni di questa patologia.
A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulle pagine della prestigiosa ed autorevole rivista scientifica Cell da parte dei ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York. Nel loro lavoro, gli scienziati newyorkesi mettono in luce i potenziali effetti benefici di questo farmaco sperimentale su topi affetti da malattia di Alzheimer. Nello specifico, essi hanno somministrato questa molecola agli animali riscontrando poi un significativo miglioramento
di memoria, ansia, depressione e performance motorie, anche nei casi di malattia avanzata.Il farmaco sperimentale, chiamato CA, agisce aumentando il numero dei recettori LAMP2A sui lisosomi. Così, dopo 4-6 mesi di somministrazione orale di questa molecola, i topi presentavano migliorate capacità cognitive e anche una notevole riduzione degli agglomerati di proteine difettose nel cervello. Ciò vuol dire che CA potrebbe anche aiutare a preservare la funzionalità neuronale anche nelle fasi più avanzate della malattia. Ciò che incoraggia i ricercatori americani è il fatto che questo farmaco sperimentale così funzionante nei topi, potrebbe, in futuro, funzionare anche negli esseri umani, ma per esserne certi, sarà necessario condurre studi più approfonditi per capire se, anche nell’uomo, potrebbero esserci effetti altrettanto benefici.