Scienza e Tecnologia

Variante indiana del SARS-CoV-2: si stanno studiando le sue due mutazioni

Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, responsabile dell’attuale pandemia da COVID-19, non è rimasto sempre lo stesso dal momento dell’inizio della epidemia che ha avuto luogo nella città di Wuhan (Cina). Infatti, nel corso dei mesi il virus ha mutato alcune sue porzioni genomiche dando origine a quelle “forme alternative” di sé che oggi noi, comunemente, conosciamo con il nome di varianti. Di queste ultime ne sono state individuate davvero tante: da quella inglese a quella sudafricana, da quella brasiliana sino a quella californiana. Insomma, nessuna parte del mondo è stata risparmiata e, ovviamente, neanche l’India che in questi ultimi giorni ha fatto molto parlare di sé.

Il Paese asiatico, infatti, è quello che ad oggi conta il numero più alto di contagi da SARS-CoV-2 in un solo giorno. In particolare, quello su cui gli scienziati hanno posto la loro attenzione in queste ultime settimane sono le mutazioni individuate sulla forma più diffusa della variante indiana del nuovo coronavirus. Anche in Italia, ad esempio, i ricercatori sono alle prese con questo studio e stanno cercando di ricostruire la struttura 3D di queste mutazioni mentre, in altri laboratori, gli scienziati hanno ottenuto le sequenze e le stanno confrontando. Ciò che ha colpito maggiormente la curiosità della comunità scientifica è che proprio queste due mutazioni potrebbero essere responsabili

della enorme crescita del numero di contagi registrati in India in queste ultime settimane.

La variante indiana del SARS-CoV-2 presenta due mutazioni

La variante in questione è la B.1.617 che comparve in India, per la prima volta, nell’Ottobre del 2020 con un’altra sua variante, meno aggressiva. A complicare la situazione è il fatto che si sono poi sviluppate due mutazioni, due “varianti della variante” delle quali una, la E 484 Q, sembra essere quella che riesce a sfuggire più facilmente agli anticorpi mentre l’altra, la L 452 R, sembra potenziarne l’effetto. Di sicuro non si tratta né della prima né dell’ultima variante del SARS-CoV-2 in grado di diffondersi con così tanta facilità, ma quello che possiamo fare per ridurre la gravità della situazione è quella di prevenire. Per tale ragione, è necessario seguire le misure anti-COVID, dalla mascherina al distanziamento, dalla vaccinazione sino allo studio approfondito delle sequenze genetiche del virus.