I Bitcoin, dopo il crollo di due settimane fa, sono tornati a salire e in poco tempo hanno già superato i 57.000 dollari a token. Questi valori hanno spinto il mining su nuovi livelli tanto che si parla sempre più spesso di consumi di energia elettrica impensabili fino a pochi anni fa.
Secondo un nuovo rapporto redatto da alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge, al momento i miner di Bitcoin consumano più energia elettrica dell’intera Argentina. Si tratta della stima ipotetica più attendibile grazie al sistema dell’università in questione noto come Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index. Non è la prima volta che si parla di numeri del genere.
Secondo le ultime stime, per minare i Bitcoin, con il tasso attuale, si consumano 121,36 terawattora di elettricità ogni anno. Se il mining di questa criptovaluta nello specifico fosse un paese, si troverebbe al trentesimo posto
come consumo elettrico, appena dietro la Norvegia.Questa stima è anche vecchia di un paio di mesi e nel frattempo la situazione è sicuramente peggiorata, anche solo perché il valore del Bitcoin è salito di oltre 10.000 dollari a token virtuale. Secondo i dati che arrivano dalla Cina, tra pochi anni il consumo supererà anche il consumo italiano.
Tra l’altro, come già accennato, si sta parlando solo dei Bitcoin. Ormai anche le altre criptovalute sono particolarmente minate in quanto ce ne sono molte che richiedono pochissimo lavoro per poterlo fare. In sostanza, a un certo punto è quasi assicurato che i paesi inizieranno ad attuare strategie non tanto per quello che le criptovalute rappresentano, una moneta decentralizzata, ma piuttosto perché remano contro le politiche di ridurre l’inquinamento.