L’Organizzazione Mondiale della Sanità pensa che ci sia un legame molto forte tra Chernobyl e il Covid. Infatti, secondo l’organizzazione, l’uomo può trarre molti insegnamenti da quel disastro che è accaduto 35 anni fa per via un test fallito. I passaggi obbligati per tornare alla normalità, di fatto, sono stati molto simili a quelli che oggi stiamo facendo tutti noi a causa dell’emergenza sanitaria.
Sono passati ormai 35 anni da quel terribile incidente nella notte del 26 aprile 1986, e l’Oms scrive a riguardo: “Le conseguenze radiologiche e non dell’incidente hanno coinvolto direttamente e indirettamente la vita di milioni di persone in Europa. Questo anniversario ci offre l’opportunità di riflettere, di imparare da quelle lezioni. E ancora una volta, di apprezzare lo sforzo eroico di chi per primo rispose, correndo al reattore danneggiato e sacrificando la propria salute, in molti casi la propria vita, per salvare quella degli altri”.
Chernobyl: la città fantasma potrebbe diventare patrimonio dell’UNESCO
Il governo ucraino vuole che tutta la regione che circonda la zona della Centrale continui a vivere. Per questo, in onore dei 35 anni, Kiev ha deciso di rilanciare la città radioattiva richiedendo l’inclusione nella lista dei luoghi considerati patrimonio dell’UNESCO. In tal caso, il valore della richiesta va oltre al normale interesse dal punto di vista culturale, scientifico o storico.
Di fatto, la centrale, la città di Pripyat completamente vuota e i suoi edifici in rovina, sono mete turistiche diverse e singolari. L’interesse è salito anche grazie a delle ricostruzioni televisive del disastro.
Ha spiegato recentemente a Reuters Oleksandr Tkachenko, ministro ucraino della Cultura: “Pensiamo che inserire Chernobyl nella lista dell’Unesco sia un primo passo per rendere questo luogo una destinazione unica di interesse per l’intera umanità. L’importanza della zona di Chernobyl va al di là dei confini dell’Ucraina”.