Ad oggi, il vaccino rappresenta una delle merci più preziose al mondo. Tutti i Paesi stanno tentando (al netto delle proprie possibilità e risorse economiche) di approvvigionarsi le dosi prodotte dalle varie case farmaceutiche.
La logistica della vaccinazione, però, rende questo processo particolarmente macchinoso e complesso da effettuare. Oltre ai limiti nella produzione e nella distribuzione dei vaccini, subentrano anche le criticità nello stoccaggio (soprattutto per i vaccini a RNA messaggero come Pfizer e Moderna) nonché nella somministrazione. Quest’ultima richiede tuttora che si strutturi una campagna di vaccinazione per la quale la maggioranza dei Paesi del mondo non è pronta.
Pur rappresentando l’arma più efficace a contrastare il SARS-CoV-2, la vaccinazione per come la intendiamo oggi non è uno dei metodi più efficienti. E se invece potessimo raggiungere l’immunità prendendo una semplice pillola-vaccino?
Vaccino, allo studio la compressa che renderà l’organismo immune alla malattia
Per fronteggiare le problematiche elencate, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e in previsione di future vaccinazioni, diverse aziende hanno investito nella formulazione di un vaccino in pillola.
Questo formato di vaccino risolverebbe la maggior parte dei problemi legati alla produzione, alla distribuzione e alla somministrazione del siero che invece sussistono tuttora. In aggiunta, andando a colpire altre due proteine virali oltre la spike, permetterebbe a chi la prenda di acquisire l’immunità in minor tempo e anche contro possibili varianti emergenti (pensiamo a quella indiana che sta destando tanta preoccupazione).
In tal senso si stanno muovendo Oramed e Premas Biotech, due aziende farmaceutiche rispettivamente israelo-americana e indiana. Questa soluzione rientrerebbe nell’ambito dei vaccini di seconda generazione.