Amazon ha un problema o meglio, ne ha tanti, ma ultimamente ce n’è uno che sta diventando sempre più pressante. Il colosso dell’e-commerce è accusato di distruggere moltissimi prodotti nuovi di zecca in stazioni apposite. Sono sostanzialmente delle catene mobili dove vengono messi i prodotti che per qualche motivo vanno smantellati.
A monte, nei centri logistici di Amazon, ci sono alcuni prodotti che vengono messi in grandi scatoloni in attesa di essere distrutti. La distruzione riguarda una vasta gamma di prodotti, dai semplici giocattoli ai libri, dall’abbigliamento agli articoli elettronici. Un aspetto strano è che si tratta quasi sempre di oggetti di terze parti e non di proprietà diretta del colosso.
Il motivo principale dietro al distruzioni di tutti questi prodotti è l’eccessivo tempo di giacenza. Nel mondo in cui sono fermi negli scaffali da troppo tempo allora vengono mandati al macero indiscriminatamente. L’unica differenza sembra venga fatta per i prodotti più costosi. Come detto, sono spesso di proprietà di altri, ma la compagnia chiede il permesso per effettuare tale procedura. In caso non ci fosse il consenso allora verrebbe applicata una tariffa maggiore per il costo di stoccaggio
.Questo è un problema e infatti Amazon sta pianificando di aprire dei negozi fisici in cui vendere questo genere di prodotti per evitare tutte le accuse di spreco. Sono infatti diversi nomi che stanno accusando il colosso di creare spazzatura inutile, soprattutto Greenpeace. L’idea di vendere fisicamente a costo minore tali prodotti potrebbe mettere d’accordo tutti, ma dalle prime notizie sorte ad ora non sembra essere cambiato nulla.
La dichiarazione di Amazon: “Stiamo lavorando per azzerare la distruzione dei prodotti. Il nostro approccio è quello di costruire un programma di economia circolare con l’obiettivo di ridurre i resi complessivi, riutilizzare e rivendere i prodotti restituiti e mandarne a smaltimento il minor numero possibile. Solo in assenza di alternative (per esempio, per motivi igienici o perché sono danneggiati), come prima opzione destineremo i prodotti al riciclaggio o al recupero energetico. Solo in ultima istanza, li invieremo a una discarica. Queste opzioni vengono considerate come ultima risorsa e sono le meno interessanti per noi – in termini sia ecologici sia economici. Infatti, il numero di prodotti venduti e spediti da Amazon che abbiamo bisogno di distruggere è dell’ordine di 1 su 1000.”