La variante indiana del coronavirus è attualmente l’osservata speciale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e per ovvi motivi. È molto più contagiosa delle altre e questo porta inevitabilmente a più casi di Covid-19 e quindi più morti. È evidente che finora si è fallito nell’impedire l’uscita di tale variante dall’India visto che attualmente è stata identificata a livello ufficiale in 53 paesi nel mondo.
Ad aggiungersi a questi territori, a livello non ufficiale sembra essere stata trovata anche in altri che porterebbe il totale a 60. Questo è una grave rischio. Come si è visto in alcuni studi, i vaccini Covid-19 di Pfizer e AstraZeneca sono efficaci nel proteggere contro tale ceppo, ma praticamente solo dopo due dosi e dopo due settimane dall’ultima somministrata. Questo implica che anche nei paesi più avanti con il programma vaccinale la popolazione è a rischio di contagio.
Il numero di casi di Covid-19 a livello globale è sceso del 14% rispetto alla settimana precedente con 4,1 milioni nuovi positivi e 84.000 decessi. Sono numeri molto sottostimati soprattutto visto che tra i paesi più colpiti ce ne sono alcuni che difficilmente stanno riuscendo a fornire un numero reale rispetto a quanto sta accadendo. La diminuzione più grande di contagi è stata registrata in India che da un lato, in alcune città, ha visto una riduzione della pressione sul sistema sanitaria, ma molte altre zone bisogna fare i conti con ancora tanti nuovi casi.
Se nel paese asiatico la situazione sembra contenersi sempre più più, in Brasile la situazione è opposta. È stata registrata una crescita di contagi e con una crescita anche dei morti. Anche in questo la colpa è delle varianti del coronavirus anche se il piano vaccinale Covid-19 sembra stare avanzando a ritmo serrato.