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Chia: il Bitcoin green che sta danneggiando i nostri hard drive

Chia è il nuovo arrivato tra le criptovalute. Si definisce una risposta ecologica al bitcoin. Quest’ultimo cerca di “rendere le valute digitali più facili da usare rispetto ai contanti” ma a discapito dell’ambiente.

Il Bitcoin funziona su un sistema di minatori che schierano intere banche di computer per risolvere calcoli matematici complessi. Questo comporta un dispendio di enormi quantità di elettricità. Chia utilizza un sistema differente. I minatori vengono ricompensati per quanto spazio su un disco inutilizzato mettono a disposizione, non per quanta energia sfruttano per convalidare le transazioni. Una pratica diventata così intensa nel caso del bitcoin da provocare veri e propri blackout in alcuni Paesi, come nel caso dell’Iran.

“Il nostro obiettivo è sempre stato quello di diventare pubblici in tempi relativamente brevi. Ciò consentirà ai clienti di utilizzare la valuta per compensare la volatilità del mercato”, dichiara il presidente e direttore operativo di Chia, Gene Hoffman. Tuttavia, la nuova criptovaluta è già accusata di non essere all’altezza delle sue promesse. Infatti, i minatori coinvolti nella generazione di valuta bruciano dischi rigidi (HD) e unità SSD creando un aumento della domanda di nuovi hardware.

Più domanda significa più produzione di massa. A sua volta serve solo ad aumentare l’impatto dell’industria hardware sull’ambiente. “Abbiamo in qualche modo distrutto la catena di approvvigionamento a breve termine

“, ha detto Hoffman. Attualmente servono circa 12 milioni di terabyte di spazio su disco rigido per estrarre Chia.

Chia: l’alternativa al Bitcoin che mira ad essere più green

Hoffman suggerisce che questo fenomeno potrebbe ridurre il costo dei dischi rigidi. Inoltre, sostiene che anche se ogni singolo disco venduto in un anno (pari a circa 1 miliardo di terabyte o 1 zettabyte di dati) fosse dedicato al mining, la sua valuta utilizzerebbe comunque meno dell’uno per cento dell’energia rispetto al Bitcoin. Il signor Cohen ha anche difeso Chia dall’accusa che stia solo generando più rifiuti elettronici, twittando di recente un lungo thread sull’argomento.

Un’accusa simile relativa ai rifiuti elettronici è stata precedentemente mossa a un’altra criptovaluta leader, ethereum. I minatori hanno influenzato il mercato delle schede grafiche, vitali per i propri processi, spingendo il produttore di chip Nvidia a modificare i suoi prodotti per limitarne l’uso nell’estrazione di monete.

Chia non è affatto l’unico altcoin “verde” là fuori. Anche cardano e litecoin fanno la loro parte. Altri come solarcoin vanno persino oltre non solo riducendo al minimo il loro consumo di energia, ma promuovendo attivamente modi più puliti per generarla. Solarcoin distribuisce nuove monete come ricompensa per la produzione di energia solare.

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Pubblicato da
Rosalba Varegliano