Negli scorsi giorni sempre più esperti hanno iniziato a esprimere preoccupazioni sul vaccino di AstraZeneca. I dubbi non sono sul trattamento in sé, ma riguardano le somministrazioni nelle fasce di età dei più giovani. Per quest’ultimo, come mostrato da alcuni studi in precedenti, il rischio legato ai coaguli di sangue è più alto della popolazione sopra i 50 anni.
Con diversi nuovi casi di trombosi già registrati negli ultimi giorno causati, con molta probabilità, dal trattamento di AstraZeneca e con l’apertura delle vaccinazioni in tutte le regioni agli under 30, nelle prossime settimane ci potremmo dover aspettare un aumento delle segnalazioni di effetti collaterali gravi.
A causa di questi rischi, il Comitato Tecnico Scientifico si consulterà in questi giorni per decidere sul da farsi, se continuerà con questa strada o se imporre un limite di età alle somministrazioni di AstraZeneca. La soglia potrebbe essere addirittura 40 anni.
Lo studio più importante in merito è arrivato a fine aprile dal Regno Unito. Il rischio di trombosi nei giovani tra i 20 e i 29 anni è stato di 1,1 ogni 100.000 dosi somministrate di AstraZeneca. Il problema è che il rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19 a quell’età era in alcuni casi anche appena 0,8. In sostanza, viene meno il discorso dei benefici che superano i rischi.
Attualmente il numero dei contagi in Italia sta crollando e il numero di persone vaccinate sta aumentando a un tasso più alto di prima. Questo di fatto abbassa la possibilità di contrarre il Covid-19 e andando a sommarsi con i dati appena citati, viene fuori che vaccinarsi con AstraZeneca potrebbe portare a un rischio inutile, perlomeno sotto i 30 anni. Nei prossimi giorni si conoscerà il destino del suddetto trattamento.