Nelle ultime settimane la variante Delta è riuscita a terrorizzare l’India, luogo da cui è emersa, e numerosi Paesi sia prossimi sia più distanti. In Europa la paura per la mutazione indiana si sente in questi giorni soprattutto nel Regno Unito, dove il Premier Boris Johnson ha diffuso un appello ai suoi concittadini per resistere ancora un mese (rispetto alle riaperture previste a breve).
La variante Delta si è dimostrata particolarmente aggressiva rispetto al virus wild type e anche rispetto alle altre mutazioni, raddoppiando il rischio di ospedalizzazione registrato con la variante Alpha (prima detta inglese).
Lo studio pubblicato in queste ore su The Lancet, pur portando dati infelici nell’ambito dell’ospedalizzazione a causa della variante Delta, riferisce anche delle buone notizie: i vaccini attualmente in uso funzionano contro questa mutazione.
La prestigiosa rivista, fra le più accreditate nell’ambito medico-scientifico, ha riportato una ricerca effettuata sulla popolazione scozzese sottopostasi alla vaccinazione.
Per la precisione, lo studio ha provato che il vaccino fa tornare basso rischio di ospedalizzazione nella popolazione immunizzata. Occorrono 28 giorni dalla prima dose perché i primi effetti di prevenzione siano molto forti. Si è visto che il vaccino Pfizer-BioNTech offre contro la variante Delta una protezione del 79%, rispetto al 92% di protezione con la variante inglese. Per il vaccino Oxford-AstraZeneca è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante indiana, rispetto al 73% della variante inglese.
Dati che rassicurano circa l’effettiva efficacia del siero anche contro le nuove varianti emergenti, presenti e future.