La campagna vaccinale nelle ultime settimane ha visto un travagliato percorso per quanto riguarda il vaccino prodotto da AstraZeneca, Vaxzevria infatti, a seguito dell’autonoma decisione da parte delle regioni di applicarlo per vaccinare anche i giovani, ha visto una nuova limitazione imposta che lo ha limitato all’uso per gli over 60, con la scelta di completare il ciclo di vaccinazione per chi ha fatto la prima dose con Vaxzevria utilizzando un altro vaccino a mRNA tra quelli Moderna e Pfizer-BioNtech, accettando dunque la vaccinazione eterologa.
Questa scelta ha ovviamente aperto a numerosi dibattiti, soprattutto in merito all’interscambiabilità dei vari vaccini, i quali sfruttano due meccanismi di funzionamento diversi seppur impostati entrambi per portare l’informazione genetica per la produzione della proteina spike all’interno delle cellule, la quale costituisce l’obbiettivo di tutti i vaccini per stimolare la risposta immunitaria.
Differenze e interscambiabilità
Il vaccino Vaxzevria per portare l’mRNA necessario alla produzione della proteina spike sfrutta un vettore virale ingegnerizzato (un Adenovirus non pericoloso) il quale offre la sua innata capacità di penetrare le cellule per portare il genoma voluto.
Nel caso di Moderna e Pfizer-BioNtech invece, si sfruttano delle micelle lipidiche sulla cui superficie sono presenti delle glicoproteine di adesione che stimolano la fusione delle vescicole e dunque il rilascio intracellulare dell’mRNA, si tratta dunque di due funzionamenti diversi che portano però al medesimo risultato.
In ambo i casi dopo la prima dose però la risposta immunitaria non è ancora abbastanza forte da garantire un’immunità soddisfacente, ecco perchè si rende necessaria una seconda dose, la quale va a stimolare un sistema immunitario già allertato portando alla produzione di cellule della memoria che garantiranno una copertura migliore e duratura.
Nonostante i problemi comunicativi e le forti preoccupazioni, i dati in merito alla vaccinazione eterologa si sono mostrati molto promettenti, i dati hanno infatti mostrato che una seconda dose Pfizer a seguito di una prima effettuata con AstraZeneca, produce una risposta immunitaria molto elevata, praticamente al pari due dosi effettuate con Pfizer.
Uno studio condotto in Spagna da Belda-Iniesta su un campione di circa 500 pazienti che hanno ricevuto la seconda dose Pfizer a seguito della prima AstraZeneca, ha evidenziato come non ci siano stati effetti collaterali rilevati a fronte di una forte e salda risposta anticorpale.
Stessi risultati sono stati ottenuti da Leif Erik Sander e da un terzo studio in Germania, i quali hanno evidenziato dati sostanzialmente comparabili ai precedenti.