Diversi casi di miocardite sono emersi a seguito della somministrazione del vaccino Pfizer. I numeri inizialmente risultavano troppo esigui per poter effettuare una statistica corretta e individuare il nesso causa-effetto tra la ricezione della dose di vaccino e l’insorgenza di questa patologia, seppur transitoria. Adesso invece, dopo aver vaccinato milioni di persone in vari Paesi del mondo, è possibile riconoscerlo come un raro effetto collaterale dovuto al siero Comirnaty di Pfizer.
A far nascere i sospetti sono stati i diversi casi documentati di quest’infiammazione cardiaca che ha colpito prevalentemente la fascia 12-24 anni, interessando maggiormente bambini e giovani uomini. Sulla questione si sono espressi i Centers for Disease Control and Prevention americani, dando così una direttiva anche per l’Europa.
Non solo Pfizer: anche Moderna ha mostrato dati statisticamente significativi circa il rischio di miocarditi dopo la somministrazione. Insomma, il problema sembrerebbe correlato ai vaccini a RNA.
L’EMA ha quindi successivamente riconosciuto tale rischio, ma come avvenuto negli USA, anche in Europa questo non implicherà una sospensione. Anche in Italia si sono evidenziati pochi casi di miocardite apparentemente lieve e che guarisce nel giro di poche settimane. A parlarne Andrea Crisanti,
l’ormai noto microbiologo dell’Università di Padova, che sottolineava come la miocardite fosse “una complicazione che non va sottovalutata”. Non è possibile infatti sapere “quanto impatto abbia sulla funzionalità cardiaca negli anni”, e chiarisce “Se un giovanissimo guarisce dalla miocardite ma con una funzionalità cardiaca compromessa del 10%, è una cosa gravissima”.E’ pertanto fondamentale riconoscere questo effetto collaterale non appena si presenta, il che avviene perlopiù “entro una settimana dalla vaccinazione” come ha sottolineato il dottor Tom Shimabukuro, vicedirettore dell’Ufficio per la sicurezza delle vaccinazioni dei CDC, nella presentazione al Comitato consultivo della FDA dello scorso 10 giugno.
Tuttavia, la rarità di questi effetti collaterali conferma che i rischi della vaccinazione siano nettamente inferiori ai benefici, anche nelle fasce d’età più basse (si pensi al recente caso del 14enne purtroppo deceduto a causa del Covid).