Il mondo della realtà virtuale sembra dirigersi sempre di più verso esperienze forti e l’horror ha attecchito prepotentemente, sviluppandosi maggiormente rispetto ad altri settori. Non fa eccezione Wraith: The Oblivion Afterlife, ambientato nella Mansione Barclay nel Mondo di Tenebra, condiviso anche con Vampire: The Masquerade e Werewolf: The Apocalypse. Fast Travel Games, editore e sviluppatore del titolo, non è proprio l’ultima arrivata in questo mondo, con Apex Construct e Budget Cuts 2 all’attivo, e questo titolo la consolida nel panorama horror per tutti gli appassionati. Sebbene l’atmosfera sia ben costruita attorno al tema fondante del titolo, tanti altri piccoli dettagli hanno reso l’esperienza in VR meno perfetta nel complesso. Ma scopriamolo meglio in questa recensione approfondita!
Wraith: The Oblivion Afterlife è un titolo che procede in maniera solida su una narrativa lenta e accurata, basata sul mondo fantasy di Mondo di Tenebra. Impersoneremo il fotografo Ed Millar, chiamato nella tetra e immensa Magione Barckley di un produttore hollywoodiano. La sua morte in circostanze del tutto misteriose dà vita alla trama e allo sviluppo narrativo del titolo, che ci fa impersonare uno Spirito (Wraith appunto), che grazie a questa esperienza di morte è riuscito ad acquisire tutta una serie di poteri che scoprirete durante il gioco. Queste le basi per inoltrarsi nella storia, dalla durata di circa 7 ore (comprese numerose morti che mi hanno costretto a ricominciare del tutto un livello).
Il ritmo è lento, come dicevamo, e a tratti diventa estenuante, soprattutto in alcuni frangenti in cui solo per superare un cortile ci si impiega quasi un’ora. Se amate gli horror sparatutto dai ritmi frenetici qui vi troverete di fronte a tutto un altro tipo di esperienza. La vostra migliore arma sarà la pazienza, l’esplorazione degli ambienti e la strategia per superare i nemici più audaci. Manca purtroppo una mappa, attraverso la quale ci saremmo potuti orientare con più facilità all’interno della mansione, che nelle prime fasi può sembrare un vero e proprio labirinto, ma con cui si familiarizza velocemente procedendo nella storia.
Non è mai facile bilanciare questi due aspetti, creando una buona gestione tra l’effettiva interazione del giocatore con il mondo creato e l’atmosfera generale. In questo caso l’ago pende principalmente verso l’atmosfera, di pura tensione, che si mantiene alta nel corso di tutta la nostra avventura. La realtà virtuale non fa altro che esasperare questo aspetto, aumentando il nostro battito cardiaco ad ogni incontro ravvicinato con le creature che popolano il set. Eppure, nonostante tutto questo, il gameplay è risultato leggermente limitante, non tanto per le soluzioni proposte nell’affrontare i vari scenari, piuttosto sotto il profilo dell’interazione con i nemici. Wraith: The Oblivion Afterlife è un titolo basato interamente sul movimento stealth e sulla distrazione dei nemici (lanciando oggetti): si tratta di una soluzione lecita per un titolo survival come questo, ma in cui manca un po’ di variazione (soprattutto nel combattimento). Inoltre, il minimo errore ci porterà ad una morte sicura, senza possibilità di correggere uno sbaglio. Il sistema di salvataggio e di checkpoint rendono questo aspetto ancora più estremo, con la necessità di dover ripetere intere sezioni dall’inizio più e più volte.
Ma voglio spezzare anche una lancia a favore di questa tipologia di gameplay. La necessità di doversi nascondere, ponderare ogni passo e movimento, rendono tutta l’esperienza ancora più intensa nel lungo periodo
. L’atmosfera ansiogena diventa una costante e l’adrenalina, soprattutto al di fuori delle safe room dedicate al salvataggio, riesce a sopraffare il giocatore in tanti modi diversi. Persino i mostri, nonostante non siano definiti perfettamente a livello grafico, fanno una paura terribile, grazie anche all’implementazione eccellente del comparto sonoro, che riesce a tirare fuori il meglio dai vari ambienti.Una “pecca” per il gameplay è la mancata implementazione del teletrasporto. Sono molte le modalità a disposizione dell’utente (dalla più soft a quella più estrema per il motion sickness), e probabilmente il teletrasporto, a cui tanti titoli ci hanno abituato, non si addice molto alla modalità stealth. Avrebbe permesse infatti di superare tanti ostacoli e tanti nemici in maniera troppo semplice rispetto a quello che avevano in mente gli sviluppatori, che in ogni caso hanno impostato l’asticella della difficoltà più sul difficile che sul normale.
La realtà virtuale cresce ogni mese di più e in questo periodo abbiamo visto anche le prime implementazioni del DLSS all’interno di titoli VR. In questo caso il titolo mostra una qualità adeguata, ma non eccezionale. Gestione di luci, ombre e ambienti risulta ottima in relazione alla vena horror del titolo, ma in molti casi mancano i dettagli e gli oggetti di scena sono poco curati. Anche le texture di pareti, pavimenti, acqua e tanto altro non danno una sensazione di accuratezza e veridicità, complice anche un aliasing abbastanza visibile. Senza dubbio gli ambienti interni riescono a mostrare il vero potenziale del titolo, che cede qualcosa in esterna, ma che indoor ci regala tanti dettagli e tante ambientazioni degne di nota.
Ho giocato questo titolo in modalità grafica Ultra, tutte le impostazioni grafiche al massimo, con un Ryzen 5 3600X, RTX 3060ti/RTX 3070ti, 16gb di RAM 3600mHz. Una configurazione di tutto rispetto, di fascia media, che mi ha permesso di mantenere costanti gli 80 FPS richiesti dall’Oculus Rift S. Assenti bug, lag o problemi tecnici, per un comparto gestionale perfetto.
Il titolo è acquistabile sulle principali piattaforme, come Steam o Oculus, al costo di 24,99€. Ottimo il prezzo in relazione all’esperienza offerta, alla durata del titolo, e alla storia inclusa nel pacchetto, che lo pone sulla fascia media di titoli e che ne permette senza dubbio una più vasta e solida diffusione.
Wraith: Oblivion Afterlife è un titolo che consiglio a chi è in primis amante del genere horror, e più in particolare a chi ama il genere survival/stealth tipico di una sezione nel mondo di questo genere. Buona la grafica, anche se non eccezionale e ottima invece la storia, che vi regalerà 6-7 ore (8-9 con esplorazione totale), che non sono poche per la realtà virtuale. Alcune chicche, come la modalità per afferrare gli oggetti con il movimento del polso (stile Half Life Alyx) o anche le modalità di interazione con gli ambienti, mostrano l’impegno e anche l’esperienza del team, che ci regala una nuova esperienza da provare e assaporare, ma che non è per tutti.