Nella scorsa settimana Microsoft ha finalmente annunciato l’arrivo della sua nuova creatura punta di diamante, parliamo ovviamente di Windows 11, il nuovo sistema operativo che raccoglierà l’eredità pesantissima di Windows 10 con l’obbligo di segnare il salto di qualità che tutti si aspettano.
La presentazione è stata ovviamente un grande successo, il restyling che il nuovo OS mostra ha certamente conquistato tutti, la nota dolente però è arrivata quando il discorso si è spostato sui requisiti per la compatibilità, i quali per la prima volta si sono mostrati molto limitanti non tanto in termini di prestazioni richieste bensì di tasso di sicurezza.
Microsoft ha infatti deciso di tagliare fuori la maggior parte dei sistemi retrogradi non in grado di garantire determinati requisiti di sicurezza, tra cui alcuni nomi eccellenti, parliamo ovviamente delle CPU Intel Core di settima e sesta generazione e della serie Ryzen 1000, escluse eccellenti, elemento che ha fatto storcere il naso a gran parte della community.
Dietrofront radicale da parte di Microsoft
A quanto pare però, la casa di Redmond sembra aver notato l’estremo malcontento della community, la quale non ha propriamente accolto con entusiasmo la scelta di eliminare buona parte dei vecchi PC che magari hanno prestazioni in abbondanza per far girare sostanzialmente di tutto, ecco dunque perchè in una nota della società è stato ufficialmente comunicato che sono iniziati i lavori per portare Windows 11 anche su piattaforme più datate.
Come se non bastasse, è stata fatta ce chiarezza per quanto riguarda il TPM, argomento che aveva creato non poche discussioni, Microsoft ha infatti dichiarato che tale modulo sarà necessario laddove Windows verrà utilizzato a fini commerciali o aziendali, non in ambiente domestico.