I dati provenienti dal Ministero israeliano per la salute hanno evidenziato una perdita di efficacia del vaccino Pfizer nei confronti della variante Delta. Si tratta del più importante ridimensionamento di efficacia che si sia mai registrato su un vaccino fin dalla comparsa delle prime varianti.
Non è chiaro per quale motivo la variante Delta risulti così potente da riuscire addirittura ad compromettere la riduzione del rischio di contagio da Covid-19. Sicuramente si tratta della mutazione più virulenta in cui siamo incorsi in questi mesi, la più contagiosa e temibile in questo momento. Tanto da indurre Israele a rimandare al primo agosto la riapertura del Paese ai turisti che provengono dall’estero, e a far tornare l’obbligo di mascherina anche all’aperto.
E pensare che proprio Israele è stato un esempio di efficienza e rapidità nella campagna vaccinale, invidiato e imitato in tutto il mondo.
I dati raccolti dal ministero israeliano sono chiari: rispetto al 94,3% di efficacia riscontrato a inizio maggio, quando la variante Delta non era ancora così diffusa, il tasso di efficacia del vaccino della casa israelo-americana è sceso al 64%.
Importante è però rilevare quanto questo non implichi una totale inefficacia del vaccino, anzi: è dimostrato quanto, oltre a ridurre comunque i contagi, il siero continui ad avere notevole rilevanza nella riduzione del tasso di ospedalizzazione e di morti a seguito dell’infezione da Covid-19. Nel prevenire queste situazioni di maggior gravità, il vaccino Pfizer si attesta tuttora al 94% di efficacia.
A riprova di quanto, pur davanti ad una variante decisamente più ostica delle altre, il vaccino continui ad essere l’arma più potente di cui disponiamo per uscire dalla pandemia.