Da inizio anno, con la campagna di vaccinazione di massa il siero di Pfizer si è accreditato come il più popolare tra i cittadini. Il farmaco prodotto da Pfizer è anche l’artefice di gran parte della stessa campagna di immunizzazione contro il Covid.
Se la primavera aveva fatto segnare importanti record in termini di somministrazioni, in estate si segnala una leggera ma costante frenata. A caratterizzare questo piccolo stop c’è il dibattito sugli effetti collaterali.
Emblematico è il caso di AstraZeneca. Anche se rari, il vaccino inglese ha una correlazione con casi di trombosi, specialmente tra cittadini under 60. Per Pfizer, invece, la situazione è differente. Al netto delle indiscrezioni emerse sul web, il farmaco americano è tutt’ora ben tollerato da tutte le fasce della popolazione, compresi i più fragili.
La totale assenza di effetti collaterali gravi per Pfizer ha portato gli esperti a spingere sempre di più sulla vaccinazione eterologa. Anche in Italia, il CTS e l’AIFA consigliano il richiamo con Pfizer agli under 60 che hanno ricevuto la prima dose con AstraZeneca.
A sostegno di questa nuova via per la campagna di immunizzazione ci sono anche dati scientifici molto solidi. Da un articolo su The Lancet, emerge che con il doppio vaccino vi è copertura maggiore contro il virus rispetto ad una doppia somministrazione con farmaci a vettore virale.
Pfizer si dimostra inoltre molto valido anche per varianti del virus. La somministrazione con il siero americano è un ottimo deterrente contro la nuova variante Delta che si sta diffondendo in Europa.