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Vaccino Covid-19: cosa dicono gli esperti sull’inoculazione ai bambini

Nonostante le varianti stiano impattando sull’aumento dei contagi, continua la corsa alla vaccinazione per cercare di coprire più persone possibili con il vaccino anti Covid-19. Una bella fetta di popolazione però ha meno di 18 anni. Non mancano quindi dubbi in merito alla relazione tra vaccino Covid-19 e giovanissimi. Ecco cosa dicono gli esperti su rischi e benefici dell’inoculazione ai bambini.

 

Vaccino anti Covid-19: facciamo chiarezza

Partiamo subito nel chiarire che la comunità scientifica, oggi – anche se alcuni manifestino ancora dubbi – è concorde nel dire che i vantaggi offerti dal vaccino anti Covid-19 a bambini e adolescenti sono maggiori dei rischi.

Nonostante il tasso di mortalità per Covid-19 nei giovanissimi sia molto basso, i casi gravi hanno portato anche loro al decesso. A questo si aggiunge la sindrome di PIMS di molti bambini che hanno contratto il virus e poi sono guariti. In sostanza si tratta di un’infiammazione al cuore che, nel lungo tempo, può portare a gravi conseguenze per la salute dei più piccoli.

Infine, non inoculare il vaccino Covid-19 ai più giovani aumenta il rischio di sviluppare pericolose varianti ancora più violente e contagiose. Un’arma a doppio taglio quindi perché, da una parte si lotta per sconfiggere il virus, ma dall’altra, pensando di proteggere i bambini da fantomatiche controindicazioni dei vaccini, si permetterebbe al virus di progredire e mutarsi.

 

I dati sugli effetti collaterali nei giovani

Cerchiamo però di capire anche quali sono gli effetti collaterali del vaccino Covid-19 e in quale frequenza possono manifestarsi nei giovani. Concentrandoci su quelli a mRna, vediamo i casi studiati dagli esperti e i relativi risultati.

Secondo i dati dell’OMS, insieme a quelli raccolti da Stati Uniti e Israele, è la miocardite il principale effetto collaterale che si manifesterebbe nei giovani di età compresa fra i 16 e i 30 anni. Per la maggiore si tratta di soggetti maschi. Comunque i ragazzi ricoverati per questa patologia, dopo un trattamento ospedaliero specifico, vengono dimessi nel giro di 2 o 6 giorni.

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Pubblicato da
Osvaldo Lasperini