Grazie a Bitcoin c’è chi nella comunità FIRE è riuscito ad andare in pensione molto prima del previsto. Tuttavia la maggior parte non approva le crypto. Scopriamo insieme la fortuna di questo signore che di nome fa “The FI Explorer“, conosciuto anche come Jason e come è potuto succedere questo. Approfondiremo anche cos’è la comunità FIRE e perché i più non amano i Bitcoin e le altre criptovalute.
Prima di vedere cosa è successo a Jason, dobbiamo fare un passo indietro e capire cosa c’entra FIRE (Financial Independence Retire Early) e Bitcoin. Praticamente nulla. Infatti questa comunità, attraverso un metodo assodato e proposto dal blogger Peter Adeney, aiuta gli aderenti a raggiungere il pensionamento anticipato.
Secondo il blog di Adeney, “Mr. Money Mustache“, per capire la somma necessaria da raggiungere per poi andare in pensione bisogna moltiplicare per 25 le spese annuali. Per arrivare a tale cifra i metodi sono quelli di investire gran parte dello stipendio in fondi indicizzati. E i Bitcoin a cosa servono? Ci arriviamo dopo.
Intanto cerchiamo di capire la logica di FIRE, bene espressa da Captain FI che ha quasi raggiunto la pensione a soli 30 anni: “Si tratta praticamente di fare alcune scelte intelligenti presto nella vita per poter raccogliere i frutti più tardi“. Questa dichiarazione, rilasciata ai colleghi di Cointelegraph, dimostra come l’investimento consapevole e con una certa sicurezza, possa negli anni portare a una pensione anticipata qualsiasi soggetto.
Ben lontana da questo ragionamento è l’opportunità che si è presentata a Jason, di cui vi abbiamo parlato prima, pur facendo parte di FIRE. In effetti l’obbiettivo lo ha raggiunto e in largo anticipo rispetto a quanto previsto dai calcoli sui flussi e sui dati della comunità. Tuttavia il metodo utilizzato, ovvero i bitcoin, cozzano con i principi sopra esposti che regolano il piano di accumulo dei componenti.
“Prima, avevo un obiettivo calcolato laboriosamente con un sacco di curve ed estrapolazioni lineari, ma verso la fine dell’anno scorso l’ho raggiunto quasi per sbaglio” ha dichiarato Jason, ammettendo che i protagonisti di questo suo risultato incredibile sono stati i bitcoin.
Il problema di fondo sta nei principi che guidano gli investimenti in FIRE, molto distanti dalla logica di Bitcoin e delle altre criptovalute. Lo conferma ancora una volta Jason in un pensiero breve, ma molto sincero ed efficace per la nostra comprensione dei fatti:
“La comunità FIRE coinvolge prevalentemente portafogli a basso costo, prevedibili ma ben diversificati, e sottolinea fortemente la questione del piano di accumulo del capitale e il risparmio su un lungo periodo di tempo con rendimenti composti. Quindi, credo che le criptovalute ne siano l’antitesi. A prima vista, si presenta come la sorta di truffa per arricchirsi in fretta da cui la gente avverte di stare alla larga“.
Si potrebbe concludere la vicenda con il pensiero di Scott Pape, noto online con il nome di Barefoot Investor. Recentemente ha affermato che con Bitcoin e le altre crypto “vinci solo quando uno sciocco più grande compra a un prezzo più alto“.
Intanto in Italia riciclare denaro in Bitcoin sembra essere molto facile grazie a diversi cambiavalute sparsi su tutto il territorio. Anche qui, il problema di una mancata regolamentazione permette alla criminalità di proliferare e sfruttare questo canale.