La lotta al Coronavirus che sta flagellando il nostro pianeta continua, il popolo dell’intero pianeta sta correndo ai ripari attraverso le misure di prevenzione bandite dai vari Governi consigliati dai comitati scientifici e ovviamente puntando alla vaccinazione, unica vera arma attiva contro il patogeno invisibile che per oltre un anno ha bloccato il mondo.
Con la sua diffusione però sono giunte sotto gli occhi dei genetisti le temute varianti, piccole versioni diverse del virus che possono però avere della caratteristiche antigeniche diverse in grado di renderli invisibili al sistema immunitario, cosa che preoccupa maggiormente gli scienziati dal momento che si teme possano vanificare l’efficacia dei vaccini in circolazione.
L’ultima arrivate a destare molta preoccupazione è la nuova variante Epsilon, individuata per la prima volta in California a Gennaio e divenuta pandemica intorno a Maggio colpendo 34 paesi, numero aumentato a 44 nelle ultime settimane: Stati Uniti (54.963 casi) alla Corea del Sud (108), al Giappone (20) e all’India (9). In Europa sono stati rilevati casi in Danimarca (38), Svezia (24), Spagna (17), Germania (13), Francia (9), Svizzera (6), Norvegia (5), Italia (4), Belgio (1).
Le differenze con il virus originale di Wuhan
La variante Epsilon differisce dal primo virus rivenuto in Wuhan per delle mutazioni a livello di tre domini proteici della proteina Spike, l’uncino molecolare che il virus usa per il legame con la proteina ACE2 presente a livello dell’epitelio polmonare e che adopera per penetrare all’interno delle cellule e palesare il suo effetto citopatico, la stessa proteina che tra l’altro è usata come target immunostimolante dai vaccini.
La paura è dunque che le mutazioni possano rendere inefficaci i vaccini, anche se uno studio è molto rassicurante, i ricercatori hanno dimostrato che il plasma contenente anticorpi derivati da una doppia vaccinazione sono non tanto efficaci nel prevenire l’infezione bensì molto nel prevenire una sindrome severa e dunque l’ospedalizzazione, più efficaci anche di un plasma iperimmune prelevato da chi ha superato un’infezione passata dal patogeno vero e proprio.
Ciò ancora una volta dimostra come la vaccinazione sia essenziale per proteggersi dal virus e ridurre il tasso di ospedalizzati gravi.