“Si prevede che si verificheranno focolai simili man mano che la circolazione della variante Delta e altre varianti aumenterà nella comunità”. È questa la verità rivelata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), sullo sviluppo del Coronavirus. Stando ai dati di sorveglianza riportati all’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e l’Ecdc, tra il 28 giugno e l’11 luglio 2021 infatti la variante Delta era dominante nella maggior parte dei 19 su 28 Paesi che hanno riportato un sequenziamento genetico sufficientemente completo.
“I contagi da Coronavirus aumentano di più di quanto ci aspettavamo, me li sarei aspettati un po’ più in là rispetto a quello che succede oggi. Rispetto ad un anno fa la situazione non è assolutamente paragonabile per tante ragioni e non solo per il vaccino. Venivamo da un lockdown lungo, c’era una velocità di tracciamento diversa così come il numero dei tamponi, io non confronterei i due periodi, è come confrontare pere con mele”, afferma Matteo Bassetti, professore Ordinario dell’università di Genova e direttore Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino.
Ma allora, cosa ci aspetta ad Ottobre per quanto riguarda i contagi dovuti al Coronavirus? A rispondere vi è Giovanni Di Perri, Direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale “Amedeo di Savoia” di Torino. “A conti fatti, anche una risposta parziale al vaccino potrebbe scongiurare le manifestazioni gravi. Al momento è un dato che balla un po’, sappiamo che la doppia vaccinazione protegge dall’ospedalizzazione in maniera molto valida mentre c’è il passaggio da una a due dosi
in cui vediamo qualche infezione in più. Però, in questo momento, ci sono tre fattori consequenziali da considerare: si infettano soprattutto i non vaccinati”, afferma Di Perri. Ma ci sono delle eccezioni, come gli ultra60enni non vaccinati e giovani. “Speriamo che si mantenga questo equilibrio che dovrebbe migliorare con l’aumento della copertura vaccinale e vivere un autunno molto diverso da quello precedente. La possibilità che emerga una variante che sia molto poco sensibile ai vaccini è qualcosa che dobbiamo tenere in considerazione”.“È chiaro che, un giorno, il Coronavirus lo dovremo lasciare andare, ma capiterà quando la popolazione vaccinata sarà in una percentuale molto più alta di quella di adesso e quando ci saremo accertati che questa variante e quelle che verranno, saranno sensibili agli effetti del vaccino. L’ipotesi dello scenario finale è trasformarlo in un virus come quello influenzale che avrà molta più difficoltà a far ammalare le persone ma che tutto sommato potrà essere gestito con una vaccinazione periodica almeno in quelle che saranno le fasce a rischio. Questo è un panorama ancora da scrivere, sono ipotesi plausibili di quello che potrà essere il prossimo teatro di operazione post emergenziale”, termina Di Perri.