La campagna di vaccinazione contro il Covid in Italia è caratterizzata in maniera prevalente dal siero di Pfizer. Con le limitazioni ai vaccini a vettore virale, AstraZeneca e Johnson&Johnson, il siero a mRNA è utilizzato sia per i più giovani che per le fasce di popolazione con malattie pregresse.
Nonostante l’efficacia di Pfizer, ancora oggi ci sono dibattiti aperti sulla sua efficacia (specie con la variante Delta) e sui suoi possibili effetti collaterali.
Per quanto riguarda gli effetti collaterali, la letteratura scientifica è pressoché concorde nel descrivere l’assenza di gravi reazioni al vaccino Pfizer. Al siero non possono essere ricollegati episodi di trombosi, segnalati invece (anche se in casi più che rari) con i vaccini a vettore virale.
Sempre la letteratura scientifica, anche in virtù di mancati effetti collaterali gravi, sta dando l’ok alla vaccinazione eterologa con prima dose AstraZeneca e seconda dose di Pfizer. In un recente articolo apparso su Lancet, si è evidenziata addirittura una copertura maggiore contro il virus e contro le sue varianti per la doppia somministrazione.
Il vaccino di Pfizer, attraverso diversi studi randommizzati, è risultato anche efficace con le varianti del virus. Il farmaco è necessario per la protezione dalla variante Delta del Covid, specialmente per la protezione dalle ospedalizzazioni e dagli sviluppi gravi della malattia che portano al decesso.
Tuttavia, al netto dell’efficacia, resta ancora aperto il dibattito circa una terza dose di Pfizer per i più fragili. Paesi come il Regno Unito e Israele già hanno sposato questa programmazione.