Gli Oculus, di proprietà di Facebook, utilizzano fotocamere rivolte verso l’esterno per aiutare gli utenti a vedere l’ambiente circostante. Le nuove cuffie fanno l’opposto. “L’idea di questa ricerca sperimentale sul passthrough inverso è venuta al ricercatore Matsuda dopo aver trascorso una giornata in ufficio indossando il set di cuffie Quest con Passthrough, pensando a come rendere gli ambienti con realtà mista più fluidi e realistici”, spiega l’azienda.
Matsuda ha presentato questa idea della “visione verso l’interno” per la prima volta nel 2019, utilizzando un visore Rift S con un display 3D attaccato alla parte anteriore. L’immagine del suo viso è stata renderizzata. Lo stesso vale per il punto in cui stava guardando rilevato tramite un paio di telecamere a tracciamento oculare. All’epoca, il capo della FRL Michael Abrash lo descrisse “sciocco”.
Facebook sottolinea che è necessario un display tridimensionale per evitare che gli occhi siano “visivamente stridenti” e “innaturali”, poiché una proiezione piatta in 2D. Un display 3D consente “agli occhi e il viso dell’utente di apparire nella posizione corretta”. L’hardware, ancora in fase sperimentale, è “legato a molti cavi”. Facebook afferma che i rendering degli occhi e del viso non sono ancora abbastanza realistici. Tuttavia, ritiene che questo potrebbe essere un’idea vincente.
“Ci saranno situazioni in cui gli utenti vorranno vedere attraverso le cuffie con AR per poter conversare. Altre in cui preferiranno la qualità dell’immagine e l’immersione della realtà virtuale”. Bisogna trovare un punto d’equilibrio. Oltre alla collaborazione con Ray-Ban, Facebook sta sviluppando il “Progetto Aria” – occhiali intelligenti che “aggiungerebbero uno strato 3D di informazioni utili, contestualmente rilevanti e significative al mondo fisico”. A lungo termine, tutti questi progetti indicano che Facebook sta puntando al concetto di “metaverso“, che funzionerebbe su desktop e laptop, cuffie e smartphone per intrecciare il mondo digitale e fisico.