Il team di ricercatori ha utilizzato una tecnica chiamata osteointegrazione in cui le protesi esterne sono collegate direttamente ad un ancoraggio osseo per fornire un solido attacco scheletrico, consentendo così un uso naturale della protesi per camminare e nutrirsi. “Per la prima volta abbiamo ricostruito con successo l’arto di un avvoltoio”, spiega Oskar Aszmann del Dipartimento di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica di Vienna.
Con un’apertura alare fino a 2,6 m, gli avvoltoi barbuti sono i più grandi uccelli in volo in Europa. Le zone d’appoggio sono vitali per un avvoltoio non solo per atterrare e camminare, ma anche per trattenere la preda. Hanno bisogno costantemente delle loro gambe per sopportare vari carichi. Per condurre l’intervento, i chirurghi e i ricercatori hanno prima analizzato la lunghezza residua dell’osso e la sezione interna da operare. Quindi si sono assicurati che un impianto in titanio
di lunghezza e diametro sufficienti potesse essere progettato in modo che la protesi esterna fosse stabile.I ricercatori si sono assicurati di garantire anche una piena guarigione. Dopo aver indotto l’anestesia generale, i chirurghi hanno accuratamente praticato un taglio di 2,8 mm prossimalmente all’estremità distale dell’osso, utilizzando uno strumento appositamente progettato per quest’occasione. Hanno quindi inserito longitudinalmente il dispositivo in titanio nell’area all’interno dell’osso.
Dopo aver verificato la corretta integrazione dell’arto in titanio con le ossa, i chirurghi hanno chiuso il tutto suturando su di esso l’innesto cutaneo e avvolgendo una garza sterile attorno alla vite con un bendaggio aggiuntivo. L’avvoltoio bionico è stato sottoposto ad una cura di antibiotici, antidolorifici e farmaci antinfiammatori per i giorni successivi. Stando a quanto affermato dai ricercatori, il volatile ha tentato di camminare tre settimane dopo l’intervento e la protesi era a pieno carico già dopo sei settimane.