Una delle branche della tecnologia in fase di sviluppo negli ultimi anni è l’informatica quantistica, essa prende corpo negli omonimi computers che sfruttando non i Bit bensì i Qubit, possono offrire una potenza di calcolo decisamente superiore rispetto a quelli convenzionali grazie alla loro implicita tecnologia su cui basa il loro funzionamento.
Grazie a questa tipologia Google è riuscita a creare un cristallo temporale, non una pietra preziosa, bensì quella che è definibile come una nuova fase della materia.
Come teorizzato dalla seconda legge della termodinamica, un determinato sistema tende sempre all’equilibrio termodinamico, assumendo delle conformazioni disordinate a più elevata entropia con equilibrio termico, per farvi capire, immaginate di versare del caffè in una tazza di latte, all’inizio noteremo che il caffè si troverà sopra il latte, ma lasciandolo li nel tempo si mescolerà alla perfezione.
I cristalli temporali invece differiscono e non seguono questa legge, essi infatti non riescono a degenerare nella casualità e a disporsi in modo casuale e disordinato, vanno avanti e indietro in un processo che può ripetersi all’infinito.
Quello che hanno fatto i ricercatori di Google è stato utilizzare i qubit come elementi di un sistema, essi hanno notato però che dopo un certo numero di operazioni che ne alteravano lo stato, essi tendevano a tornare nella configurazione iniziale, cosa che stava ad indicare appunto che i qubit ricordavano la loro configurazione iniziale, rifiutando di seguire la seconda legge della termodinamica e dunque non degenerando nella casualità, una dimostrazione mai osservata prima.