La rete di account ha inizialmente pubblicato meme e commenti sostenendo che il vaccino AstraZeneca trasforma le persone in scimmie. Inoltre, ha messo in dubbio la sicurezza del Pfizer. 65 account Facebook e 243 account Instagram identificati come parte di questa rete erano collegati alla compagnia di malintenzionati che prende il nome di Fazze. Trattasi di una sussidiaria di una società di marketing registrata nel Regno Unito, le cui operazioni sono condotte principalmente dalla Russia.
“Fazze è ora bandita dalla nostra piattaforma”, dichiara con fermezza Facebook. La campagna diffamatoria contro i vaccini è avvenuta in due fasi. La compagnia ha approfittato dei periodi in cui i governi, compresi quelli dell’America Latina, dell’India e degli Stati Uniti, discutevano dei vaccini in arrivo. La prima fase tra novembre e dicembre 2020, ha coinvolto il vaccino AstraZeneca. Dopo mesi di inattività, l’operazione è stata ripresa nel 2021 sostenendo che il vaccino Pfizer sia la causa di un “tasso di vittime” così elevato.
“Secondo quanto riferito, Pfizer era anche in trattative con il regolatore indiano all’inizio di maggio su un “percorso di approvazione accelerato per il suo vaccino”. Queste Fake News e di conseguenza i No Vax hanno rallentato e fermato del tutto l’iniziativa. “La campagna ha funzionato come una lavanderia a gettoni
della disinformazione”, con conseguenze su una dozzina di piattaforme “tra cui Reddit, Medium, Change[.]org e Medapply[.]co[.]uk”.Alcuni meme e commenti pubblicati si basavano su scene del film “Il pianeta delle scimmie” del 1968 e suggerivano – e in alcuni casi affermavano esplicitamente – che il vaccino AstraZeneca avrebbe trasformato tutti in scimpanzé. Sembrano semplici meme ma per i No Vax diventano pane quotidiano, e seminare il panico diventa più semplice di quanto si possa pensare.
L’intera campagna è “sciatta”. Ad esempio, alcuni post utilizzavano hashtag in lingua portoghese allegati a meme in lingua hindi. “Il punto cruciale della campagna, tuttavia, sembrava essere il coinvolgimento di influencer con un pubblico preesistente su Instagram, YouTube e TikTok. Anche poche visualizzazioni fanno la differenza in questi casi.
Oltre a meme e commenti a sproposito, gli account falsi promotori di questa campagna si sono affidati anche a notizie fuori contesto di fonti diverse non verificate. Spesso hanno pubblicato stralci di documenti trovati online pieni di dubbi sui vaccini ma senza alcun fondamento scientifico.