Noi tutti nell’ultimo anno abbiamo sentito parlare di fusione nucleare, la sfida della nostra epoca che costituisce la soluzione al problema energetico del pianeta e che per l’appunto costituisce la fonte di energia che illumina i nostri cieli, il Sole.
I ricercatori del National Ignition Facility (NIF), utilizzando un potentissimo laser, sono riusciti a riscaldare un campione con le dimensioni di un grano di pepe di due isotopi dell’idrogeno per dare seguito al processo di ignizione e raggiungere la parità energetica, ci sono quasi riusciti.
Secondo i ricercatori del NIF, si tratta di un traguardo che ci avvicina sempre di più alla fusione nucleare commerciale, un passo in avanti che riguarda la fusione con confinamento inerziale attuato da fasci laser concentrati che vanno a colpire un bersaglio minuscolo di isotopi dell’Idrogeno come Trizio e Deuterio, i quali fanno da combustibile.
Questi fasci riscaldano lo stato più esterno della microsfera contenente gli isotopi fino a farla implodere, aumentandone la temperatura e la pressione fino al punto di ignizione in cui scatta la fusione dei nuclei atomici, reazione in grado di autosostenersi, in quanto rilascia più energia di quella di quella immessa nel sistema.
I fasci laser in numero di 192 usati dal NIF hanno rilasciato una potenza pari ad 1,9 MJ (megajoule), il nucleo di fusione prodotto ha erogato un’energia pari invece a 1,35 MJ, un valore pari a circa il 70% ma anche otto volte quello ottenuto dal precedente esperimento effettuato nella primavera 2021.
Si tratta però di un valore da prendere con le pinze, secondo il direttore del NIF, serviranno ancora passi in avanti per ottenere una reazione commerciale.