Settembre è ormai alle porte e quest’anno, a complicare il rientro a scuola, c’è la gestione della situazione Covid. Nello scorso anno scolastico, infatti, la decisione era ricaduta su un rientro a tutti gli effetti, pur con mascherine e distanziamento tra banchi e cattedre, ma questo non ha impedito di rivedere la scelta dopo lo scoppio di alcuni focolai proprio all’interno degli edifici scolastici.
Eppure gli studi di questo nuovo anno trascorso alle prese con il SARS-CoV-2 hanno dimostrato che i focolai scoppiati nelle scuole costituissero una percentuale estremamente esigua rispetto all’entità di focolai scoppiati invece in altri luoghi pubblici o di lavoro. Con la differenza che la scuola è stata tenuta sotto controllo, tracciando i contagi e constatando passo passo l’eventuale diffusione del virus. In altri ambienti questo controllo così stretto non si è verificato: questo ha permesso agli altri luoghi di lavoro di passare quasi in sordina (rispetto al contesto scolastico, sotto i riflettori costantemente), obbligando a optare per un altro anno di DaD anziché assumersi il rischio del rientro in presenza.
Quest’anno le cose però saranno differenti, per le classi di ogni ordine e grado: il ritorno fra i banchi dovrebbe ormai essere certo, con le dovute precauzioni.
Per garantire la sicurezza di tutte le persone che frequentano i contesti scolastici, il Governo sta optando per l’impiego del Green Pass anche a scuola. Il personale e i docenti dovranno infatti essere vaccinati, immuni o avere un tampone negativo effettuato nelle precedenti 48 ore rispetto al momento in cui venga esibito.
Questa decisione ha creato non poche perplessità, soprattutto fra le fila dei movimenti no-vax e no-Green Pass che proprio in questi giorni manifesteranno il proprio dissenso. D’altra parte, il Green Pass rappresenta una scelta-cuscinetto, per non imporre l’obbligo vaccinale: nel caso dovesse esserci una forte ripresa dei contagi, non si esclude che per i prossimi mesi una simile misura possa essere vagliata.