Il Garante irlandese per la protezione dei dati ha deciso di infliggere a Facebook una multa di ben 225 milioni di euro. Il motivo che ha spinto il Garante irlandese a prendere questa decisione è la violazione del GDPR da parte di WhatsApp. Infatti, sembra che l’app di messaggistica non è stata sufficientemente trasparente per quanto concerne il trattamento dei dati degli utenti che non utenti tra WhatsApp e altre società appartenenti a Facebook. Inizialmente la multa era di 50 milioni di euro, ma l’Europa ha obbligato l’aumento fino ai 225 milioni.
Ciò che riportiamo è frutto di un’indagine di WhatsApp iniziata verso le fine del 2018 dalla Data Protection Commission (DCP), ossia il Garante irlandese per la protezione dei dati. Verso fine 2020, il DCP aveva presentato un progetto di decisione a tutte le autorità di vigilanza che riguardavano i vari Paesi europei, ma sembra che otto di queste l’hanno obiettata chiedendo anche di aumentare l’importo dell’ammenda.
Il DPC non ha potuto risolvere le controversie delle autorità di controllo, così ha chiamato in auto il Comitato europeo per la protezione dei dati
(EDPB) che a luglio ha deciso di aumentare sensibilmente l’importo della multa in base a diversi fattori, tra cui anche il fatturato di Facebook.Nella decisione dell’EDPB c’è scritto molto chiaro che: “Il “fatturato” è menzionato esplicitamente nell’articolo 83, paragrafi 4 e 6, del GDPR, in relazione al calcolo del massimo dell’ammenda applicabile alle imprese con un fatturato annuo totale nell’esercizio precedente che ammonta a più di 500 milioni di euro (l’importo massimo dinamico dell’ammenda). L’obiettivo è chiaro: garantire che un’ammenda efficace, appropriata e dissuasiva possa essere applicata come deterrente anche alle più grandi imprese.”
Per quanto concerne la multa, un portavoce di WhatsApp ha detto che ciò che è stato preso in considerazione dalle autorità di supervisione erano concernenti le politiche in atto nel 2018 e la società aveva fornito delle informazioni complete a riguardo. Ha quindi affermato: “Non siamo d’accordo con la decisione di oggi per quanto riguarda la trasparenza che abbiamo fornito alle persone nel 2018, e le sanzioni sono del tutto sproporzionate”
Oltre a questa multa, il DCP ha anche imposto a WhatsApp di far sì che il trattamento dei dati diventi conforme tramite alcune azioni specifiche e tempestive.