Attenzione ai test che contagiano di Covid-19 chiunque si sottoponga a essi. A Londra sono state infettate volontariamente decine di persone. Una scelta alquanto discutibile che ha l’obbiettivo di studiare gli sviluppi del Coronavirus in tutte le sue fasi quanto trova ospitalità all’interno di un soggetto. I risultati, dicono, permetteranno di sviluppare nuove formule di vaccini e farmaci ancora più efficaci per combattere questa pandemia. Ecco tutti i dettagli.
Covid-19: volontari decidono di farsi infettare dal virus
È accaduto al Royal Free Hospital di Londra. Ad oggi sono 36 le persone che hanno deciso di farsi infettare volontariamente dal Covid-19. Questa scelta ha permesso a medici e scienziati di capire meglio tutti i dettagli del virus che da ormai due anni sta piagando il mondo intero.
Non siamo ancora arrivati ad avere i primi risultati di questo esperimento che ha dell’incredibile. Al di là dei pareri favorevoli o no, il responsabile di questo studio, Andrew Catchpole ha rassicurato: “Finora tutto si è svolto senza imprevisti“.
Quindi si deduce che nessuno dei pazienti volontari ha sviluppato gravi conseguenze dovute al contagio da Covid-19. Nondimeno, monitorare lo sviluppo della malattia e il suo corso completo permetterà alle equipe di conoscere meglio il Coronavirus.
Cosa si sa di questi esperimenti
Come detto in precedenza, Catchpole ha anticipato alcuni risultati emersi dall’infezione deliberata dei 36 volontari. Primo fra tutti il decorso dell’infezione che è parso quasi identico tra i diversi soggetti.
In secondo luogo si è scoperto che la diffusione delle particelle virali avviene solitamente al quarto giorno dopo un contagio da Covid-19, aumentando il suo decorso molto velocemente nei giorni successivi.
Insomma, già queste informazioni sono importanti per conoscere meglio il Covid-19 e le sue modalità di sviluppo e diffusione nel corpo umano. Inoltre, l’esperimento permetterà di capire la tempistica necessaria per scoprire l’infezione con i test a oggi disponibili.
Infine, occorre specificare che il contagio autoindotto non è stato fatto con la mutazione del virus nella sua Variante Delta, bensì con le forme di Covid-19 pregresse.