Grazie ai telescopi più avanzati, gli astronomi possono vedere come apparivano i corpi celesti 13 miliardi di anni fa, circa 800 milioni di anni dopo il Big Bang. Sfortunatamente, non sono ancora in grado di guardare oltre il velo dei bui cosmici, un periodo che è durato da 370.000 a 1 miliardo di anni dopo il Big Bang.
Per questo motivo, i nostri telescopi non possono vedere quando si sono formate le prime stelle e galassie, cioe’ circa dai 100 ai 500 milioni di anni dopo il Big Bang.
Questo periodo è noto come l’Alba Cosmica e rappresenta per gli astronomi l'”ultima frontiera” delle indagini cosmologiche. Questo novembre, il James Webb Space Telescope della NASA verrà finalmente lanciato nello spazio. Grazie alla sua sensibilità e all’avanzata ottica, Webb sarà il primo osservatorio spaziale in grado di assistere alla nascita delle galassie. Secondo un nuovo studio dell’Université de Genève, in Svizzera, la capacità di vedere l’alba cosmica fornirà risposte ai più grandi misteri cosmologici di oggi.
La ricerca è stata guidata dal Dr. Hamsa Padmanabhan, fisico teorico e Collaboratrice Scientifique II presso l’Université de Genève. È anche ricercatrice principale del Fondo nazionale svizzero per la scienza (FNS) e beneficiaria dell’Ambizione Grant 2017.
Per gli astronomi ei cosmologi di oggi, la capacità di osservare l’Alba Cosmica rappresenta un’opportunità per rispondere ai misteri cosmici che da tempo richiedono una risposta in campo scientifico.
Le prime stelle e galassie si formarono durante i “secoli oscuri”, portando gradualmente la luce e la nascita di pianeti e stelle nell’Universo ad espandersi, ma fu anche in questo periodo che avvenne la “Reionizzazione Cosmica”. Questo periodo di transizione è quando si ritiene che quasi tutto il gas neutro che ha permeato l’Universo si sia trasformato in protoni ed elettroni (alias barioni) che costituiscono tutta la materia “normale”.