La comunità medico-scientifica è in allarme. Scatta la paura per una nuova variante del Covid-19 che potrebbe essere in grado di aggirare gli anticorpi prodotti dai vaccini. Quindi si teme per la loro efficacia contro il contagio. Si tratta di un nuovo ceppo che si è diffuso inizialmente in Giappone. Le sue mutazioni appaiono molto simili a quelle delle altre varianti, ma risulterebbe molto più resistente e contagiosa anche della variante Delta. Ecco tutti i dettagli.
C’è molta apprensione per la nuova variante R.1 nata in Giappone. Secondo i primi studi questa mutazione del Covid-19 sarebbe più contagiosa e, cosa ancora più importante, resistente ai vaccini.
In pratica sembra siamo di fronte a una forma molto più evoluta del SARS-CoV-2 che potrebbe mettere nuovamente in difficoltà il mondo intero. Per ora i dati di contagio da Covid-19 della variante R.1 non destano preoccupazione. Infatti si parla di circa 10.000 casi registrati in tutto il mondo tra Giappone e Stati Uniti d’America dove, in quest’ultima, stanno calando.
Tuttavia, William A. Haseltine – famoso per il suo rivoluzionario lavoro sull’HIV – ha pubblicato un articolo su Forbes dove informa come la R.1 sia “una variante da tenere d’occhio“. Ecco quanto ha dichiarato in merito a questa variante del Covid-19:
“R.1 è una variante da tenere d’occhio. Mentre la variante Delta si attenua, altri ceppi mutanti aspettano dietro le quinte per guidare potenzialmente la prossima ondata di infezioni nei mesi a venire. Oltre a diverse mutazioni in particolare nella proteina Spike e nucleocapside in comune con le varianti di interesse, R.1 ha una serie di mutazioni uniche che possono conferire un ulteriore vantaggio nella trasmissione, replicazione e soppressione immunitaria. Sebbene R.1 sia diventato relativamente silenzioso negli ultimi tempi nel database GISAID, le sue proprietà guidate dalle mutazioni potrebbero spingerlo a riemergere in futuro“.
Intanto continuano le ricerche in merito alla terza dose dei vaccini anti Covid-19. Si stanno anche completando gli studi sui dati necessari per dare il via alla prima dose per gli under 12.