A quanto pare, è la porosità delle rocce degli asteroidi carbonacei, come Bennu e Ryugu, a consentire alla loro superficie di non ricoprirsi di grandi quantità di regolite fine, ossia un materiale molto simile alla sabbia. L’arcano è stato svelato grazie ad uno studio condotto mediante l’intelligenza artificiale da Saverio Cambioni, ricercatore italiano negli USA, con la partecipazione di Giovanni Poggiali e John R. Brucato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Firenze. Su Nature c’è stata la pubblicazione dei risultati.
“Quando sono arrivate le prime immagini da Bennu, abbiamo notato alcune regioni in cui la risoluzione non era sufficiente per fare distinzione tra piccole rocce e regolite fine, così abbiamo iniziato a usare il nostro nuovo metodo di intelligenza artificiale per riconoscere la regolite fine dalle rocce usando l’emissione in infrarosso registrata dalla sonda”, spiega Saverio Cambioni.
“Per distinguere il contributo della regolite fine da quello della roccia e fare uno studio globale della superficie, è stato necessario mettere insieme un grande database di regioni osservate sia nel giorno e nella notte” per valutare l’emissione termica dei vari materiali, come precisa Giovanni Poggiali dell’Inaf.
L’intelligenza artificiale risolve l’enigma
Mediante l’analisi dati si è capito che la regolite fine non è distribuita in maniera casuale su Bennu. Infatti, dove le rocce sono più porose, si trova più regoline fine. Ciò suggerisce che le rocce molto porose del corpo celeste vanno a produrre meno regolite perché vengono compattate e non frammentate dopo impatti con meteoriti. In più, le rocce porose si andrebbero a rompere con maggiore lentezza, andando ad inibire la formazione di regolite fine. Stesso discorso vale per Ryugu.
“Con l’intelligenza artificiale, usata per la prima volta in questo tipo di ricerca, siamo riusciti ad andare molto più a fondo nell’analisi dei dati spettroscopici evidenziando proprietà uniche dei materiali che costituiscono gli asteroidi primitivi come Bennu e Ryugu”, commenta John Brucato dell’Inaf.
“Gli asteroidi sono fossili della formazione del Sistema solare, ma studi recenti (incluso il nostro) stanno mostrando come in realtà alcuni asteroidi siano molto evoluti”, dice ancora Cambioni. “Capire i processi di evoluzione degli asteroidi è importante per comprendere l’evoluzione del Sistema solare e del nostro pianeta. Per far luce su questo aspetto, dovremo visitare più asteroidi in futuro per raccogliere campioni da riportare e analizzare sulla Terra. Il nostro studio permetterà di capire in anticipo la natura delle superfici degli asteroidi, e quindi di pianificare le missioni di conseguenza”.