down Una nuova ricerca suggerisce che la quantità di spazio necessario per conservare email e foto ogni giorno – in Paesi “più piccoli” tipo la Gran Bretagna – genera 355.000 tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Provate ad immaginare in Paesi ancor più grandi.

La ricerca, dell’Institution of Engineering and Technology (IET), rileva che le persone in Gran Bretagna producono CO2 anche solo con una media di cinque foto scattate per ognuna pubblicata online. Solo un quarto degli intervistati ha cancellato gli scatti superflui subito dopo. Ciò significa che, delle 900 all’anno scattate, le immagini indesiderate accumulate e archiviate potrebbero accumulare fino a 10,6 chilogrammi di emissioni di anidride carbonica all’anno.

Perché così tanta anidride carbonica? Perché quel che per noi è semplicemente salvare una foto richiede una determinata quantità di energia per trasferire i dati ai server. Quindi, tra il telefono di un utente e il data-center. Ogni byte trasferito richiede energia. Internet e i sistemi che lo supportano generano la stessa quantità di emissioni di gas a effetto serra dell’industria aerea e si prevede un aumento entro il 2025.

Inquinamento e tecnologia: anche scattare foto o accumulare email emette anidride carbonica

Un’ora di video in streaming genera circa 55 grammi di anidride carbonica. In media si spendono 40 ore alla settimana a fruire di contenuti in streaming. “Fino ad ora, gran parte delle polemiche sulle emissioni di carbonio si è concentrata sui grandi contributori. Ad esempio, l’industria aeronautica, dei trasporti e quella alimentare. Oppure su soluzioni costose come pannelli solari, accumulo di energia utilizzando pareti elettriche e pompe di calore. Ma la storia non si ferma qui”, spiega Chris Cartwright.

“Nella nostra vita sempre più connessa, i dati su cui ora facciamo così tanto affidamento hanno un costo e un impatto che spesso sottovalutiamo. Non sorprende che la maggior parte di noi non si renda conto che il nostro uso del cloud storage implichi che sono necessari enormi data center affamati di energia. “La stragrande maggioranza dei dati nel mondo oggi è stata generata negli ultimi due anni. Una tendenza che non mostra segni di rallentamento. Eliminare email e foto indesiderate, limitare l’uso della funzione “risposta a tutti”, disattivare la riproduzione automatica dei podcast. O limitare l’uso di Netflix o Amazon Prime e persino avere un giorno senza usare Internet. Questi sono tutti piccoli cambiamenti per uno stile di vita online più sostenibile.”

L’effetto che i dati hanno sull’ambiente è ben documentato. Molte aziende tecnologiche stanno cercando di cambiare. Apple gestisce delle strutture per limitare le emissioni. Mentre Google è il più grande acquirente di energia rinnovabile. D’altra parte, queste grandi aziende si basano sull’acquisto di nuove tecnologie, sullo scatto di più foto e sull’acquisizione di più video, incoraggiati da altre società come Facebook, Twitter e TikTok.

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