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Coronavirus: Romania e Russia in crisi, ecco il resoconto delle ultime settimane

Gli ospedali in Romania continuano a risentire della tensione, con un numero crescente di decessi a causa del COVID-19.

Il personale medico è sotto pressione enorme e i pazienti che sono sopravvissuti a lunghi periodi nelle unità di terapia intensiva hanno parlato delle pressioni mentali non indifferenti, sapendo che molte persone intorno a loro sono morte.

La scorsa settimana è stato riferito che il ritmo delle vaccinazioni è più che raddoppiato dopo che il Paese ha registrato il più alto numero di morti giornaliere per COVID-19 dall’inizio della pandemia.

Nel frattempo, le autorità russe in Crimea hanno istituito posti di blocco all’ingresso di Sebastopoli, controllando i conducenti per il loro stato di vaccinazione. La prova della vaccinazione è stata richiesta anche negli hotel e nei ristoranti, poiché molti si sono diretti verso i resort della costa meridionale.

Ecco il rapporto ufficiale

Secondo l’ultimo rapporto ufficiale pubblicato sabato, nelle ultime 24 ore sono stati identificati 40.251 nuovi casi di coronavirus, il numero più alto dall’inizio della pandemia.

In tutta la Russia è iniziata una settimana non lavorativa, misura volta ad arginare la diffusione del coronavirus nel Paese.

L’Ucraina sta soffrendo per un’ondata di infezioni da coronavirus. Solo il 16% della popolazione adulta è completamente vaccinato, la seconda quota più bassa in Europa dopo il tasso dell’Armenia di poco superiore al 7%.

Le autorità del paese richiedono a insegnanti, dipendenti governativi e altri lavoratori di vaccinarsi completamente entro l’8 novembre o subire una sospensione dello stipendio. Inoltre, per salire su aerei, treni e autobus a lunga percorrenza è ora necessaria la prova della vaccinazione o un test negativo.

La crisi COVID è stata aggravata dallo scetticismo sui vaccini in molte parti dell’Europa orientale e della Russia. Sebbene i vaccini siano abbondanti, c’è una diffusa riluttanza a ottenerli in molti paesi, anche se notevoli eccezioni includono le nazioni baltiche, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovenia e l’Ungheria.

A Londra, centinaia di manifestanti contrari al pass per il coronavirus hanno marciato sabato per la città.

Hanno bloccato le strade principali in tutta la capitale e hanno marciato verso le ambasciate canadese e australiana per mostrare “solidarietà” con altre persone contrarie ai pass sanitari.

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Pubblicato da
Simone Paciocco