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Recensione Apple iPhone 13: 14 giorni senza ANDROID, che SHOCK!

Personalmente amo Android e la sua filosofia fin dal Day One nell’ormai lontano 2008/09, e sono un utente del robottino verde fedele e di lunga data. Vi chiederete cosa centri tutto questo con una recensione dell’iPhone, ma vi assicuro che un senso ce l’ha. Sono tanti gli utenti di questi due mondi che si scontrano da sempre per presa di posizione, per abitudine o semplicemente per moda in uno dei due schieramenti. Eppure, come utente Android fino al midollo, ho deciso di testare iPhone 13 e iPhone 13 Mini per oltre due settimane e dare un’opinione sull’ultima serie iPhone uscita sul mercato senza pregiudizi di parte, ma con gli occhi di chi ha provato gran parte della fascia medio-alta e top di gamma del mercato di questo 2021 con cui Apple deve fare i conti.

Il protagonista di oggi è iPhone 13, che mi ha accompagnato full time nel bene e nel male nel corso delle ultime due settimane: potrete trovarvi d’accordo o meno sulle mie impressioni finali, soprattutto guardando al campo minato che il contrasto tra i fan di Apple o di Android rappresenta ancora oggi. Eppure penso che per molti, dopo aver letto di tutto e di più su questa nuova serie 13, possa essere utile avere un punto di vista un po’ insolito che copre le differenze tecnologiche ed evolutive di due schemi diametralmente opposti. Da una parte Android, con la sua vocazione votata alla ricerca e alla sperimentazione, e dall’altra invece Apple, che rappresenta una scelta solida e concreta per chi cerca stabilità e semplicità di utilizzo.

iPhone 13 mi è piaciuto perché..

Partiamo dagli aspetti positivi che hanno contraddistinto la mia esperienza con l’iPhone 13, che essenzialmente si compongono di due elementi molto importanti: il lato del design e della costruzione e quello invece relativo alla fotocamera. Il mondo Android è popolato da decine di marchi, con decine di modelli per marchio e decine di personalizzazioni differenti sotto il lato software. Un frammentazione che non giova al settore e che riesce a proporre una grande varietà di prodotti all’utente finale in diverse fasce di prezzo, ma con caratteristiche spesso differenti o addirittura opposte. In questo caso iPhone da sempre rappresenta una sicurezza assoluta in termini di materiali costruttivi e qualità generale del device. E questo iPhone 13 non fa eccezione. Certamente le rassomiglianze con la vecchia generazione sono consistenti, ma questo non è necessariamente un aspetto negativo e permette all’azienda di concentrarsi su un miglioramento progressivo che affina le caratteristiche di uno dei device più amati al mondo. Effettivamente iPhone 13 rappresenta ancora oggi uno dei device meglio costruiti sul mercato, senza se e senza ma.

Le dimensioni sono compatte (146,7×71,5×7,65mm) e senz’altro molto più compatte della maggior parte dei device Android, che ormai si orientano verso dimensioni molto estese, comunque superiori ai 6,5″. La rifinitura in alluminio del frame laterale, la cura per il dettaglio, l’aspetto solido e il design semplice e pulito contribuiscono senza ombra di dubbio a confermare uno degli aspetti che spesso manca nella concorrenza, che non riesce a ottenere un design iconico e al tempo stesso estremamente premium nell’utilizzo. Ma non sono tutte rose e fiori, infatti i bordi squadrati che caratterizzano non solo iPhone 13, ma anche la versione Mini, quella Pro e quelle precedenti, non sono poi così comodi nell’utilizzo e tendono a dare fastidio nell’utilizzo prolungato. Usando una custodia protettiva questo aspetto diventa meno evidente, ma senza custodia come l’ho provato in queste settimane, il confort non è il massimo e il peso di 173g concentrato in un device tanto compatto non è il massimo.

Una menzione particolare per le colorazioni (galassia, mezzanotte, blu, rosa e rosso) studiate a puntino e in grado di proporre delle tonalità e delle rifiniture uniche: i colori nelle nostre mani, il rosso e il mezzanotte, sono incredibili e la tonalità sembra perfetta per lasciarsi ammirare per strada o nelle mani degli utenti.

L’altro aspetto di cui sono rimasto piacevolmente sorpreso è quello delle fotocamere. Le differenze, soprattutto rispetto alle serie precedente, non sono così marcate, se non nell’utilizzo notturno dove il sensore maggiorato aiuta ad ottenere scatti più omogenei e più puliti. Eppure la qualità Apple colpisce ancora nei particolari. Se, come affrontato nell’introduzione, Android rappresenta il volto dell’innovazione, Apple al contrario rappresenta il versante dell’ottimizzazione, laddove anche con un hardware apparentemente inferiore riesce a fare faville. Sono due le fotocamere posteriori, entrambe da 12MP con main camera e ultrawide.

La fotocamera principale è stabilizzata e possiede anche uno zoom ottico 2x e zoom digitale fino a 5x, con tutte le caratteristiche ormai indispensabili sul mercato: Smart HDR 4, modalità ritratto, Focus Pixels, modalità notte e Flash True Tone con Slow Sync. Sebbene queste caratteristiche potrebbero sembrare paragonabili o anche inferiori a tanti smartphone del mondo Android della fascia 400/500€, in realtà la resa dell’accoppiata hardware-software è incredibile e restituisce dei risultati eccezionali che mi hanno genuinamente stupito. Certo, avevamo già avuto modo di provare in redazione i modelli precedenti e la resa iPhone nel corso di questi anni, ma averla in mano per due lunghe settimane ha significato molto, soprattutto perché riuscire ad andare oltre le prime impressioni e provare la resa a lungo termine riesce a dare un nuovo sguardo su questo aspetto. La resa delle foto è appunto incredibile: non sarà la più risoluta o la più precisa o anche la più veritiera, ma l’effetto finale supera la maggior parte dei moduli presenti sul mercato Android, perfino nella fascia alta e top di gamma. In particolare iPhone 13 brilla sotto l’aspetto della resa HDR dei paesaggi, della camera ultrawide e con i ritratti. La colorazione dell’incarnato, il focus perfetto e perfino una resa della sfocato a dir poco unica hanno garantito delle fotografie incredibili di cui rimanere estremamente soddisfatti. E la differenza si accentua guardando alla fotocamera anteriore da 12MP, che restituisce non solo delle fotografie in linea con la resa delle camere posteriori, ma anche qui una resa dell’incarnato professionale, aiutata anche dalle diverse modalità e personalizzazioni in stile Ritratto.

Dove senza dubbio iPhone 13 perde è nell’aspetto dello zoom, che si ferma ad un 2x ottico e solo al 5x digitale. Il paragone con il mondo Android è quasi inutile: perfino smartphone che costano la metà di questo iPhone riescono a fare meglio e la mancanza di una camera telephoto (presente invece sul modello Pro) rappresenta una grande limitazione sotto questo aspetto. Infine, il lato video allo stesso modo del mondo fotografico stupisce per resa e stabilità, con una registrazione che arriva fino al 4K a 60FPS, anche al buio, con dei colori perfettamente bilanciati e un rumore digitale quasi inesistente. La nuova Cinematic Mode di cui tanto si parla non è poi così rivoluzionaria e, a parte una gestione del fuoco e dello sfocato migliorata, non garantisce alcun tipo di controllo manuale sulla ripresa finale.

Una nota positiva anche per il processore, il nuovo chip A15 Bionic, che migliora le prestazioni rispetto alla serie precedente e che garantisce un’esperienza veloce nell’apertura delle app e fluida nella navigazione da top di gamma. Anche sotto il profilo gaming, grazie ad un’ottimizzazione ad hoc dei vari titoli, si comporta egregiamente con il massimo della fluidità e il suo unico limite è nel refresh rate, che altrimenti lo avrebbe elevato a prestazioni davvero inimitabili. Anche i 6GB di ram si sono dimostrati più che sufficienti per la gestione del multitasking e le applicazioni riescono ad essere riprese dalla memoria del dispositivo anche dopo diverso tempo che sono state aperte e poi lasciate in background.

 

iPhone 13 non mi è piaciuto per..

Dopo aver visto i due aspetti che mi hanno convinto di più di questo nuovo modello, vediamo invece quegli aspetti che purtroppo ancora oggi rappresentano delle grandi limitazioni nel mondo tech del 2021. E lo facciamo partendo dallo schermo. Sappiamo tutti come il famoso pannello retina montato da iPhone sia in assoluto uno dei migliori sul mercato: 6,1″

(quindi molto compatto), 1200nits di luminosità di picco, ampia gamma cromatica P3, HDR e ovviamente schermo Super Retina XDR OLED da 2532×1170 pixel a 460 ppi. Essenzialmente identico al display di iPhone 12, se non per una luminosità superiore del nuovo modello e di un notch ridotto di pochi millimetri sulla parte superiore. E devo dire che la resa cromatica finale, la densità di pixel e la luminosità sono più che sufficienti per renderlo un display estremamente promettente.

Eppure ho inserito questa caratteristiche tra gli elementi che non mi sono piaciuti, e molti storceranno il naso. Ma se guardiamo ancora una volta al mondo Android, troviamo diversi elementi in grado di rivalutare al ribasso questo display: da una parte il refresh rate, fermo ancora a 60Hz. Incredibile ma vero. In un’annata che ha visto la presentazione di pannelli mobile da 144 e 165Hz, iPhone 13, uno dei modelli più venduti e più apprezzati al mondo, rimane fermo a 60Hz. Molto probabilmente un utente di lunga data che ha usato sempre iPhone non noterà alcuna differenza o nessuna “mancanza”, ma come utente Android che usa costantemente device a 120Hz o anche più, posso assicurarvi che l’occhio ormai allenato ai 120Hz fa i capricci e dopo due settimane ancora non si è abituato al passo indietro. Si tratta di un elemento, questo del refresh rate, a dir poco rivoluzionario, che ha visto Android superare nettamente Apple, con una resa superiore sotto ogni fronte. Spesso la resa cromatica è superiore su iPhone, non possiamo negarlo, ma il piacere di uno schermo a 120Hz o 144Hz non ce lo può più togliere nessuno. Inoltre, arriviamo all’elefante nella stanza: il nostro caro e vecchio notch. Ormai scomparso dai resti di Android e ritrovabile solo sui modelli di fascia entry level sotto i 150€, il pinhole o addirittura le nuove lenti sotto al display hanno invaso e occupato il mercato Android, con una resa che è oggettivamente migliore del notch o del notch a goccia. Ma Apple continua imperterrita a proseguire per la propria strada, continuando ad adottare un notch enorme, a dir poco antiestetico, che impedisce per di più di usare la barra delle notifiche, appunto per vedere le notifiche. Devo continuare ad infierire?

Attraverso il refresh rate fermo a 60Hz, mi ricollego ad un aspetto, quella della batteria, che rimane ancora oggi un grande mistero di casa Apple. Come può un device che costa quasi 1.000€ non avere né il caricabatterie all’interno della confezione e nemmeno una ricarica rapida di sorta. Le ricariche rapide hanno toccato i 120W, assestandosi un po’ su tutte le fasce almeno a 66W: iPhone 13 si ferma ancora a 20W con tempi di 30 minuti per ricarica da 0 a 50% e di quasi due ore per ricarica completa. Anche in questo caso, come utente Android, abituato a mettere in carica il proprio telefono per 10 minuti e avere il 50% di carica, è stato uno shock dover affrontare e dover tornare ad una ricarica tanto lenta ed estenuante. Supportata anche la ricarica wireless MagSafe fino a 15 watt e quella wireless Qi fino a 7,5 watt. La resa della batteria invece mi ha convinto, ma con riserva. Rispetto ad iPhone 11 o iPhone 12 i passi in avanti sono evidenti per tutti senza eseguire strani test in laboratorio. La batteria è stata migliorata, punto. Ma parliamo della riserva: sebbene io sia sempre riuscito ad arrivare a fine giornata e nella giornata stress test più impegnativa partita alle 7 del mattino e conclusasi alle 20 di sera la batteria residua era del 15%, pensavamo che il refresh rate fermo a 60Hz e perfino l’ottimizzazione software delle varie app avrebbe potuto portare a risultati più spinti delle 5 ore di schermo acceso ottenute con questo modello.

Infine, arriviamo ad iOS 15, grande novità del momento e con diverse nuove funzioni, apprezzabili in particolare da chi iOS lo utilizza da diverso tempo. Per chi come me arriva dal mondo Android e magari desidera passare ad Apple per lavoro o per piacere, la differenza con il sistema del robottino verde è abissale. Nei primi smartphone Android la differenza in ottimizzazione e fluidità rispetto ai vari iPhone 3 o iPhone 4 era incredibile e uno dei punti più forti di Apple in assoluto. Tuttavia, con l’arrivo di Android 11 e da poco di Android 12, questa differenza si è assottigliata nel tempo, e posso assicurarvi che la fluidità e le possibilità di Android hanno di fatto superato iOS. Mi aspettavo sinceramente di trovare un sistema perfetto, fluido e privo di bug, e invece mi sono trovato davanti a delle transizioni di sistema spesso laggose, a bug piuttosto grossi durante la configurazione dello smartphone e ad una fluidità complessiva che si perde nei 60Hz di refresh rate, che rendono invece Android ancora più smooth nel complesso.

Inoltre, sebbene alcune funzioni siano molto interessanti, come ad esempio l’aspetto delle Memoji o anche l’integrazione di tante app e software per la vita quotidiana e professionale, in realtà la gestione delle notifiche, della personalizzazione delle gesture e del sistema è apparsa molto limitata di fronte alla personalizzazione assoluta di Android. Perfino il tanto agognato sensore di sblocco con l’impronta digitale ancora non è arrivato, costringendoci ogni singola volta a sbloccare con il FaceID o con il codice. Peccato che in questi tempi la mascherina obbligatoria nei luoghi chiusi impedisce l’utilizzo del FaceID, che non funziona con la mascherina indossata (su Android invece lo sblocco con il volto funziona perfino con la mascherina sul naso), costringendo l’utente a inserire ogni volta il pin.

Non resta che passare in rassegna gli ultimi elementi prima di tirare le conclusioni finali. Presente NFC per i pagamenti, sensore di prossimità e di luce ambientale, feedback aptico per la vibrazione (a dire la verità gestito in maniera eccellente), slot singolo per SIM e supporto ad una e-SIM, Wi‑Fi 6 (802.11ax) con tecnologia MIMO 2×2, tecnologia wireless Bluetooth 5.0 e anche 5G (sub-6GHz). Insomma, sotto questi aspetti è presente tutto il necessario per rendere questo modello aggiornato con le ultime tecnologie, anche se è necessario segnalare una piccola problematica in ricezione (su rete Vodafone): testato accanto ad Oppo Reno 6 Pro nello stesso momento con due diverse sim inserite dello stesso operatore, stessa cella agganciata e stesse modalità di test, spesso la ricezione di iPhone 13 si è dimostrata debole e precaria, non consentendomi né di navigare o usare internet né di concludere il test, laddove invece Oppo è riuscita a fare entrambe le cose con velocità 5 o 10 volte superiori ad iPhone.

Androidiani, passiamo al lato oscuro della forza?

Se devo essere sincero, l’esperienza complessiva di questo iPhone non è stata così male, anzi l’aspetto delle fotocamere da solo è riuscito a stupirmi, e non poco. Eppure, con un rapido paragone della fascia medio-alta del mercato e dei top di gamma del mondo Android, non c’è proprio partita. Non solo siamo su due livelli di utenza e di concezione del mondo mobile diametralmente opposte, ma perfino gli aggiornamenti tecnologici di Apple non riescono a tenere in alcun modo testa alle novità proposte da Android nel corso di quest’anno. Quindi se dovessi rispondere alla domanda secca se “Vale la pena passare da Android ad iPhone?” risponderei di getto un bel NO, ma la questione è ben più complicata di quello che può sembrare. Infatti, per chi si occupa principalmente di video, fotografie, social, vlogging iPhone potrebbe rappresentare la scelta migliore grazie ad un’ottimizzazione molto buona della fotocamera e di app come Instagram o Facebook, e dei social in generale, meno invece per chi lo dovrebbe usare quotidianamente per le normali operazioni di un utente casual. Anche il prezzo non aiuta, con i suoi 939€ per la versione da 128GB, laddove con qualche decina di euro in più si potrebbe optare per un S21 Ultra o anche per la fascia top di OnePlus 9 e 9 Pro, con prezzi sotto i 1000€.

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Pubblicato da
Filippo Ferrante