La realtà virtuale è senza dubbio una delle migliori invenzioni degli ultimi 10 anni nel mondo del lavoro e del gaming su PC. Partendo da questa premessa, i vari produttori si stanno sforzando di migliorare sotto diversi aspetti i propri visori: c’è chi punta al lato videoludico, chi invece su quello lavorativo o quello puramente grafico. Personalmente ho provato la maggior parte dei visori in commercio essendo un fan spudorato della VR fin dai suoi esordi: dal primo Rift sono passato alla Mixed Reality di Windows con un visore Lenovo (versione Explorer), per poi passare al PSVR e infine approdare nuovamente al mondo Oculus del Rift S e di Quest 2. In questo ambito HP ha prodotto tre versioni del suo visore VR: il primo decisamente economico, uno dei più accessibili sul mercato, per poi passare alla serie Reverb, dapprima con il G1 e adesso con il G2: questa serie si è contraddistinta sempre per una risoluzione degli schermi davvero fuori dal comune e un effetto screen door praticamente assente rispetto alla controparte attuale. Il G2 non fa assolutamente eccezione, con dei pannelli incredibili e una risoluzione che supera persino la resa del Quest 2. Tuttavia, come i più esperti già sapranno, la piattaforma Mixed Reality non è la migliore in questo campo, con un grado di complicazione eccessivo sia nella configurazione che nell’utilizzo del visore.
Non la migliore delle presentazioni per la prima accensione dell’HP Reverb G2. Ovviamente il visore e l’azienda poco hanno a che fare con questa situazione, le cui problematiche sono da ricondurre principalmente alla piattaforma usata, ovvero la Mixed Reality di Windows. Stupisce trovare ancora una volta gli stessi problemi riscontrati anni fa con i primi visori usciti sul mercato. La prima connessione, sebbene dovrebbe essere facile, veloce e intuitiva, diventa ben presto l’esperienza più frustrante in assoluto, con una connessione che dovrebbe avvenire in automatico una volta avviato il setup della Mixed Reality, ma che in realtà dà problemi di connessione a prescindere dalla bontà delle porte USB o delle connessioni effettuate (cercando online è un problema alquanto comune e di cui poco si parla nelle recensioni). Dopo aver cambiato e provato tutte le porte USB C del mio PC, l’unico modo con cui ho risolto la situazione è stata provare ancora una volta tutte le porte USB classiche grazie all’adattatore fornito in dotazione con il visore. Quando finalmente il setup ha ritenuto valida una delle tante porte USB provate (erano già passati 40 minuti dal primo collegamento) è subentrato un altro problema, ovvero lo schermo che laggava incredibilmente senza che mi fosse permesso di accedere alla prima configurazione dell’headset. Insomma, un’inferno che non augurerei a nessuno. Dopo aver disinstallato e reinstallato tutto, riconfigurato il visore da zero, mi sono accorto che a rappresentare un problema erano effettivamente i controller: disattivandoli l’headset tornava alla normalità e completata la prima configurazione il problema non si è più ripresentato. Alla fine dei conti, per avviare la mia prima esperienza su questo magnifico headset ho impiegato circa 2 ore di imprecazioni. Immagino un utente casual, magari poco pratico in questo campo, che si sarebbe addirittura trovato costretto a mandarlo indietro per non essere riuscito ad accenderlo. Grazie Mixed Reality, sempre una sicurezza in questo campo.
Sotto il profilo della costruzione e dei materiali, devo dire che HP ha fatto un ottimo lavoro: le plastiche impiegate per la parte frontale sono di qualità e l’assemblaggio non presenta difetti o scricchiolii fastidiosi presenti ad esempio sul Rift S. Anche la struttura impiegata per indossare il visore regala un buon feeling , grazie a delle imbottiture molto morbide e comode anche dopo diverso tempo e una parte posteriore che distribuisce il peso in maniera equilibrata, un po’ come l’Elite Strap per Quest 2. Avrei qualcosa da ridire sulle modalità di regolazione dell’headset: il velcro usato sui lato non è il modo migliore per gestire questo aspetto, laddove invece la classica rotellina per stringere o allentare l’headset è più intuitiva e veloce, soprattutto se vi trovate a scambiarvi spesso l’headset con altre persone. Se invece lo usate solo voi, allora una volta impostate le vostre misure sarà stabile e preciso al punto giusto.
Decisamente comoda la soluzione adottata da HP, che permette di sollevare la parte anteriore del visore in caso di emergenza o di necessità e quindi guardare il mondo reale, senza togliere l’headset dalla testa. Anche la visiera impiegata, nonostante in molti abbiano lamentato un distanziamento eccessivo degli occhi dalle lenti, in realtà è confortevole sul viso e anche molto rifinita. Possiamo andarla a rimuovere in maniera semplicissima, dato che è agganciata all’headset con delle semplici clip magnetiche.
La risoluzione 4K dei pannelli montati da questo visore fanno la differenza con la maggior parte degli headset presenti sul mercato. Non saranno i pannelli 8K montati da alcuni Pimax, ma quelli rappresentano per il momento ancora un mercato a parte sia a livello software che hardware. Dicevo, una risoluzione impressionante che elimina quasi del tutto la barriera tra realtà virtuale e mondo reale: la risoluzione è tale che l’effetto screen door é ridotto a zero e i dettagli percepibili sono così alti che in molte situazioni l’immersione sarà davvero assoluta.
Due display da 2,89″ offrono una risoluzione di 2160×2160 pixel per occhio, tra le più alte sul mercato, e tante tecnologie sono state migliorate e impiegate grazie alla collaborazione con Valve. I pannelli impiegati sono LCD, quindi non avremo i neri assoluti degli Amoled, ma ben presto l’occhio si abitua ai colori e ai neri, adattandoli in maniera tale da farli rendere al meglio. Ridotto a zero l’effetto zanzariera per uno degli headset al top del mercato sotto questo aspetto.
Le specifiche riportano un FOV di 114°, forse l’aspetto che è migliorato meno rispetto alle generazioni precedenti. Rimane l’effetto maschera da sub
che però, come chiunque abbia avuto modo di provare un visore di questo tipo, scompare ben presto nell’immersività dell’applicazione o del gioco che stiamo usando.Ufficialmente supportati i 90Hz per i due pannelli da 2160 pixel di risoluzione, che garantiscono una velocità di aggiornamento tale da non comportare un problema, soprattutto nell’ambito della nausea che spesso compare ai neo-utilizzatori di queste tecnologie.
Assenti artefatti di qualsivoglia tipo, grazie soprattutto alle lenti, realizzate anch’esse in collaborazione con Valve, che permettono una visione ottimale della scena senza prestare troppa attenzione al posizionamento del visore. Lo sweet spot è stato decisamente migliorato e, sebbene si possa percepire una nitidezza nettamente migliore al centro della lente, rispetto al passato la situazione è stata migliorata. Non solo è più facile sistemare il visore una volta indossato, ma non si dovrà calibrare al millimetro la sua posizione per vedere chiaramente la scena.
Eccellente la scelta di HP di inserire un selettore fisico per la regolazione dell’IPD. Sotto al visore, sulla destra, c’è uno slide che permette al volo questa regolazione e che, grazie all’ampio margine di regolazione che va da 60 a 68mm, può essere impostato tranquillamente per il 99% delle persone al mondo. La differenza si farà notare, ma potrete vedere in tempo reale la regolazione in maniera tale da scegliere quella più confortevole per il vostro viso.
Rispetto al G1 sono state aggiunte due videocamere per il tracciamento, che permettono di migliorare uno dei punti deboli della prima generazione. Molto comodo il fatto che non servano basi aggiuntive per il tracciamento e nemmeno l’installazione di ulteriori elementi all’infuori dell’headset. In questo è sicuramente molto simile a Quest 2 o Rift S, grazie ad una velocità di installazione e di utilizzo eccellenti. Eppure la situazione nell’utilizzo non è tutta rose e fiori.
I controller veri e propri sono stati modificati nella forma e nelle dimensioni. Troviamo ancora una volta l’anello superiore con i dot illuminati e un peso non indifferente di 180g per controller (contro i 130g di quelli Oculus). Inoltre, il peso è distribuito in maniera squilibrata, con la parte superiore notevolmente più pesante di quella inferiore: ne risulta che le mani tenderanno continuamente e bilanciare questo peso, stancandosi prima e con la tendenza a scivolare in avanti. Sono anche molto più ingombranti degli equivalenti dei competitor, con il rischio di sbattere molto più spesso contro ostacoli che non vediamo. L’impugnatura però è confortevole e i tasti sono situati al posto giusto per essere facilmente raggiungibili.
Venendo al tracciamento vero e proprio, rimane una sola cosa da dire: non potete farci affidamento al 100%. Spesso in-game si perde completamente il tracciamento di uno dei due controller (e come può non capitare nei momenti più concitati), oppure in alcune situazioni, sovrapponendo i due controller si avrà dei leggeri lag. Ma è il tracciamento stesso ad essere poco preciso: per farvi un esempio eclatante, in Beat Saber ho fatto davvero fatica a concludere dei livelli, proprio a causa degli innumerevoli miss e tagli sbagliati eseguiti male a causa del tracciamento precario. Lo stesso in Half Life Alyx, dove in alcune situazione il reload delle armi non è stato così facile e intuitivo come su Oculus o su Index. Inoltre, i controller non presentano funzioni particolari, come il rilevamento del touch sui tasti o sull’impugnatura e l’impiego di ben due batterie per controller non fa che aumentare il peso, a fronte di consumi comunque molto elevati.
Nessun problema nell’utilizzo di applicazioni esterne con Mixed Reality: è presente un plugin che ci permette di usare Steam VR senza problemi e in maniera immediata. Tuttavia saremo costretti ogni volta ad accedere sia alla Mixed Reality che alla libreria Steam in due finestre separate.
Anche qui la collaborazione con Valve si fa sentire, con due spot audio sulle orecchie che possono essere orientati a piacere e con un effetto surround ottimo. Anche il livello del volume e dei bassi è molto buono, ma nella stanza il suono si diffonderà in maniera meno mirata e rischiate di disturbare anche chi vive con voi.
Siamo arrivati alla fine di questa lunga recensione, e anche all’aspetto del prezzo di vendita di questo dispositivo: 699€ su Amazon o sullo store HP ufficiale. Si tratta di un prezzo che si pone esattamente a metà tra l’Oculus Rift S e Valve Index. Tuttavia, a nostro avviso, presenta una spiccata tendenza ad una certa tipologia di utilizzo: nel sim-racing sarebbe davvero perfetto grazie alla sua risoluzione incredibile, nell’ambito lavorativo per la chiarezza dell’immagine o con titoli dove l’azione non è troppo veloce o non servono dei movimenti ultra precisi con i controller. In caso contrario, vale l’esempio di Beat Saber, vi ritroverete con una grafica a dir poco eccellente e una resa dei controller non sempre perfetta e (speriamo) migliorabile con la prossima generazione. Va considerato anche il fatto che Oculus ha dato vita ad un mercato parallelo a Steam, con una libreria di titoli e di esclusive incredibile per il mondo VR, e accessibile solo a chi possiede un visore Oculus. In questo Mixed Reality è rimasta indietro, poiché non fornisce un’esperienza tale da farla preferire ad altre piattaforme.
A livello di resa, abbiamo provato questo visore con una RTX 3070ti e devo dire che è riuscita bene a reggere la risoluzione incredibile di questo visore. Tuttavia, con l’impostazione del super-sampling non è riuscita a tenere il passo dell’headset neanche con i giochi più semplici. Senza dubbio il requisito minimo della GTX 1080 è più che giustificato e rappresenta appunto un base di partenza per l’esperienza della VR con Reverb G2. Una RTX 2070 o 2080 potrebbe rappresentare un buon compromesso per giocare alla maggior parte dei giochi senza sacrificare troppo la grafica e garantendo un’esperienza qualitativa eccellente sotto ogni aspetto.