lunedì, Aprile 7, 2025

Riforma del catasto: molti gridano alla patrimoniale nascosta

di Osvaldo Lasperini
Tre nuovi emendamenti presentati in occasione del futuro Disegno di Legge di Conversione del Decreto Fiscale prevedono l'addio ai privilegi del bollo auto a tutti i veicoli inquinanti. Scopriamo insieme come si traduce questa questione in termini pratici e come influirà su tutti coloro che sono in possesso di una o più auto d'epoca. Ovviamente se questi tre emendamenti dovessero passare, il bollo auto dovrà essere pagato indistintamente da tutti.   Bollo auto: tre emendamenti propongono di cancellare le agevolazioni per le auto storiche Sono tre gli emendamenti proposti che propongono di cancellare le agevolazioni per le auto storiche che ora beneficiano di una riduzione sul bollo auto del 50%. Ad averli firmati sono Silvia Vono (Italia Viva), Patty L’Abbate e Gabriella Di Girolamo (Movimento 5 Stelle), Gianni Pittella e Daniele Manca (Partito Democratico). L'idea è quella di aumentare i fondi delle agevolazioni e dei privilegi per le auto non inquinanti e quindi full electric o ibride. Questo anche in armonia con l'obiettivo dell'Europa di dire addio a diesel e benzina tra il 2035 e il 2040. Ciò comporta quindi che chi una volta aveva dei privilegi ora invece dovrà pagare per intero il bollo auto. Vediamo insieme il testo integrale del comma che verrebbe abolito: "Gli autoveicoli e motoveicoli di interesse storico e collezionistico con anzianità di immatricolazione compresa tra i venti e i ventinove anni, se in possesso del certificato di rilevanza storica di cui all'articolo 4 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 17 dicembre 2009, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010, rilasciato dagli enti di cui al comma 4 dell'articolo 60 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n.285, e qualora tale riconoscimento di storicità sia riportato sulla carta di circolazione, sono assoggettati al pagamento della tassa automobilistica con una riduzione pari al 50 per cento". Altro che bollo auto cancellato, qui sembra che anche i piccoli privilegi che si avevano stanno piano piano venendo meno. Attendiamo nuovi aggiornamenti in merito. La speranza è che le decisioni prese dal Governo non calchino la mano su una situazione già difficile che la pandemia, economicamente, sta lasciando.


Da diversi mesi il Governo Draghi sta parlando di riforma del catasto. In merito a questo molti stanno gridando alla patrimoniale nascosta. Cosa preoccupa i più? Scopriamolo insieme e cerchiamo di capire se quanto sta spaventando diversi è lecito oppure si tratta di un’esagerazione. Sicuramente su questo punto Salvini non è d’accordo tanto che è stato lui stesso a denunciare la riforma del catasto come una patrimoniale nascosta.

 

Riforma del catasto: davvero si tratta di una nuova patrimoniale?

Prima di capire se la riforma del catasto nasconde un’ambiguità, occorre fare chiarezza su cosa sia effettivamente la patrimoniale. Innanzitutto occorre specificare che non si tratta di una tassa, come erroneamente credono in molti, ma bensì un’imposta che va a colpire il patrimonio di un soggetto.

In pratica è una percentuale in denaro dovuta allo Stato calcolata sulla base di quanto denaro ha a disposizione una persona. Sono due le patrimoniali possibili: la prima, detta anche fissa, che colpisce tutti indistintamente; la seconda, invece, variabile, che viene conteggiata a step in base al patrimonio.

Si può quindi dire che la riforma del catasto sia una patrimoniale nascosta? In realtà si tratta di una modifica dei valori catastali di un immobile aggiornandoli su base effettiva. A rispondere a questa domanda è stato proprio Mario Draghi che così ha dichiarato:

La riforma del catasto non è una patrimoniale. Perché nascondersi dietro l’opacità e calcolare le tasse in base a numeri che non hanno senso? Non è meglio essere trasparenti?“.

Non siamo sicuri che molti si fideranno di quanto affermato da Draghi. Resta comunque il fatto che all’effettivo sono due cose differenti, ma con un unico obiettivo: permettere allo Stato di fare cassa e di adeguare i costi vivi alle esigenze del momento. Il recente aumento dei prezzi è un segno lampante che alle casse dell’Italia serve monetizzare.

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