Dispositivi L’attivista dietro la realizzazione della bara per il suicidio assistito ampiamente discussa vuole creare dispositivi medici per le persone con demenza o morbo di Alzheimer che ucciderebbero gli utenti se non lo disattivassero regolarmente.

Il dottor Philip Nitschke ha dato il via alle polemiche questo mese annunciando che aveva in programma di iniziare a supportare il suicidio assistito in Svizzera il prossimo anno utilizzando una bara stampabile in 3D chiamata Sarco. Questi dispositivi, che possono essere attivati solo dall’interno, sono progettati per inondare di azoto il corpo dell’occupante in modo indolore. Mirano ad ridurre al minimo il coinvolgimento medico pur rispettando la legge svizzera sulla morte assistita.

Tuttavia Nitschke ha affermato che il suo gruppo no-profit Exit International sta già pensando a qualcosa di più radicale. Trattasi di un dispositivo impiantabile che consentirebbe alle persone con disturbi degenerativi del cervello di stabilire la propria morte con anni di anticipo. L’idea è progettare un tipo di dispositivo di sicurezza utilizzato in industrie rischiose come quella del trasporto aereo e ferroviario.

Dispositivi medici per il suicidio assistito che bisogna disattivare ogni giorno

“Quindi quello su cui stiamo lavorando è una sorta di impianto che devi spegnere ogni giorno. Ciò rimette la responsabilità sulla persona e consente loro di ottenere ciò che vogliono, ovvero evitare una vita in stato vegetativo”. Nitschke, a volte noto come “Dottore della Morte”, è stato a lungo una figura controversa nel dibattito sulla morte assistita. Ha distribuito consigli sul suicidio agli over 50 con il suo Peaceful Pill Handbook e bruciato il certificato di un medico per protestare contro le restrizioni impostegli.

Ora che vive nei Paesi Bassi, ha riconosciuto che qualsiasi dispositivo dovrebbe affrontare “significative barriere legali“. “Ma le più grandi in questo momento sono le barriere tecniche: non sappiamo come farlo”. Un dispositivo del genere comporta tanti rischi. Tuttavia, Nitschke lo vede come “uno sviluppo importante” che proteggerebbe i medici dal dilemma etico in alcuni casi.

In un caso estremamente controverso nei Paesi Bassi, i pubblici ministeri hanno accusato un medico di una casa di cura che aveva posto fine alla vita di una donna di 74 anni con demenza in conformità con il suo precedente testamento, anche se non poteva più confermarlo. L’anno scorso la Corte Suprema dei Paesi Bassi si è pronunciata a suo favore.

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