Il mining di criptovalute è un argomento controverso da sempre ormai e lo sta diventando ancora di più adesso con i problemi legati alla fornitura di energia. In alcuni paesi questo è un vero problema, come il Kosovo dove di recente hanno dovuto vietare categoricamente tale pratica. Il motivo è dovuto ai recenti blackout proprio per la scarsità di corrente prodotta.
L’aumento dei prezzi non è solo dovuto ai problemi dovuti alla pandemia, ma anche dalla transizione ecologica. La critica fatta verso il mining di criptovalute è anche l’inquinamento visto che l’energia richiesta dai vari minatori in giro per il mondo ha superato le richieste di interi paesi. Basti pensare che negli Stati Uniti un società ha comprato una centrale a carbone per avere una fornitura diretta.
Il Kosovo ha un problema particolare con il mining di criptovalute e questo a causa di un prezzo basso delle tariffe dell’energia elettrica. Questo ha di fatto attirato minatori da un po’ ovunque creando un sistema non sostenibile per il paese e da qui è arrivato il divieto. Considerando che tracciare il consumo energetico non è complicato, probabilmente i suddetti avranno grossi problemi a continuare a guadagnare questi token sovrapprezzati.
Non è il primo paese ad avere portato avanti una battaglia del genere, anche se non tutti hanno usato la stessa motivazione. La Cina, per esempio, ha preso la stessa strada soprattutto perché si tratta di valute non controllabile, un incubo per il regime governativo che fa del controllo la sua arma più forte.