Amazon e Meta hanno speso una cifra record da destinare alle attività di Lobbying, si parla di 20 milioni di dollari ciascuno. Questa cifra è stata spesa per fare pressione sul Congresso e sui governi federali nel tentativo di limitare o addolcire le norme messe a presidio della concorrenza.
Entrambe le società attraversano tempi non semplici dentro e fuori gli USA: Meta, ad esempio, fronteggia in questi giorni in UK una class action da oltre 3 miliardi di dollari, e un po’ tutti i big temono il giro di vite europeo sulla regolamentazione dei mercati digitali. Scopriamo insieme maggiori dettagli.
La misura di quanto siano temute questo genere di azioni la danno i numeri: sia Amazon che Meta hanno speso il 7% in più del 2020, rispettivamente 20,3 e 20,1 milioni di dollari. Il doppio rispetto a Microsoft (10,2 milioni di dollari) e a Google (9,6 milioni), nonostante quest’ultima in percentuale stia davanti con un +27% di spesa sul 2020. Apple
, a cui certo la liquidità non manca, segue nemmeno troppo da vicino, e sembra meno preoccupata che in passato: nel 2021 sono stati spesi 6,5 milioni contro i 6,7 del 2020.Le attenzioni dei colossi informatici sono rivolte soprattutto al temuto American Innovation and Choice Online Act, provvedimento con il quale gli USA vorrebbero limitare il fenomeno per cui Amazon, Google, Apple e Meta privilegerebbero sulle loro piattaforme i propri prodotti penalizzando quelli dei concorrenti. Attualmente la misura è alla commissione giudiziaria del Senato, ma alcuni parlamentari si sono già detti favorevoli ad apportare alcune modifiche che strizzerebbero l’occhio ai big.
I giganti del tech sostengono attraverso le loro associazioni, che il provvedimento finirebbe per danneggiare i consumatori a stelle e strisce e attentano alla capacità delle aziende di competere con le rivali cinesi, facendo dunque leva su un tema che oltreoceano è molto sentito. Alcuni senatori del Congresso avrebbero condiviso le perplessità dei big, a cui probabilmente andranno incontro.