Il procuratore generale di tre stati americani, così come il Distretto della Columbia, hanno citato in giudizio Google per presunto inganno sulla privacy dei dati personali.
La causa sostiene che Google renda quasi impossibile per gli utenti impedire il tracciamento della loro posizione. Secondo le accuse, l’azienda “sistematicamente” inganna i consumatori su come vengono utilizzate le loro posizioni. Inoltre, il gigante della ricerca induce gli utenti a credere di poter controllare le informazioni che l’azienda raccoglie su di loro.
“In realtà, i consumatori non possono impedire che l’azienda raccolga e tragga profitto dai dati sulla posizione”. Google ha “una capacità senza precedenti di monitorare la vita quotidiana dei consumatori”. I procuratori generali del TexasIndiana e dello stato di Washington stanno intentando cause simili nei loro tribunali statali.
Google mette a repentaglio la nostra privacy, ennesima causa legale per l’azienda
“Il modello di Google si basa sulla sorveglianza costante dei suoi utenti”, spiega il suo ufficio in un comunicato stampa. I dati sulla posizione sono una parte fondamentale della sua attività, che ha generato 150 miliardi di dollari di entrate per la società madre, Alphabet Inc. nel 2020. La società, con sede a Mountain View, in California, sta contestando le affermazioni.
“I procuratori generali stanno presentando un caso basato su affermazioni imprecise e affermazioni obsolete”, dichiara il portavoce di Google, Jose Castaneda. “Abbiamo sempre protetto la privacy nei nostri prodotti e fornito solidi controlli per i dati sulla posizione”. La nuova causa è l’ultima di una serie di azioni legali contro il gigante della tecnologia, il cui motore di ricerca rappresenta circa il 90% delle ricerche web in tutto il mondo.
Nel dicembre 2020, dieci stati guidati dal Texas hanno intentato una causa federale contro Google accusandolo di “comportamento anticoncorrenziale” nel settore della pubblicità online, incluso un accordo per manipolare le vendite con la rivale Facebook. Tutto due mesi prima che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti si unisse a 11 stati per una storica causa antitrust. Si sono scagliati contro l’azienda per presunto abuso del suo dominio. La difficoltà che gli utenti devono affrontare nel modificare le impostazioni sulla privacy è sempre oggetto di dibattito. Persino gli ingegneri di Google, anche se non pubblicamente, ne parlano.