Dopo essere stato montato su un razzo e lanciato nello spazio il giorno di Natale, il James Webb Space Telescope della NASA è ora arrivato a destinazione, schierato nello spazio nella sua forma finale.
Dal suo nuovo punto di osservazione a circa 1,5 milioni di chilometri di distanza, scruterà i cieli per gli anni a venire, offrendoci una visione dell’universo mai vista prima.
La complessità di questa trasformazione non può essere sopravvalutata: la sua forma lo vede come un ventaglio a cinque strati delle dimensioni di un campo da tennis dispiegato con incredibile precisione.
Lo specchio secondario si è poi esteso su un treppiede lungo 7,2 metri. E l’8 gennaio, il team ha finito di aprire lo specchio più grande mai volato nello spazio, composto da 18 esagoni color oro a nido d’ape che si estendono per un totale di 6,5 m.
Migliaia di parti dovranno funzionare perfettamente in sequenza per farlo funzionare correttamente e tutto dovrà essere configurato in remoto, da circa 800.000 km di distanza, senza alcun modo di poter intervenire durante le manovre e apportare manualmente le correzioni. Nonostante tutte queste difficoltà, il team di ricerca crede di poter portare a termine la missione.
A un occhio inesperto, l’innovazione e l’esplorazione nello spazio sembrano obiettivi quasi impossibili da raggiungere. La missione originale però rimane una: guardare indietro nel tempo di oltre 13,5 miliardi di anni per osservare le prime galassie e stelle nel nostro universo.
Nonostante il progetto non fu subito capito, ci sono stati molti sostenitori, cosi come c’erano persone che fin dall’inizio pensavano che non si potesse fare. Avere il coraggio di fissare un obiettivo così alto e coraggioso circa 25 anni fa, è stata la prima scintilla di audacia di questa missione.