Il canone RAI è pari a 90 euro annui, ma secondo alcune stime sembrebbe essere un costo troppo basso per poter continuare ad offrire servizi di un certo livello.
Lo afferma l’ad Carlo Fuortes, dichiarando che “il “valore unitario” del canone in Italia ” è strutturalmente, come noto, il più basso di tutta Europa. Una cifra lontana da quelle degli altri Paesi”.
Oggi il canone Rai costa solo 9 euro al mese per 10 mesi. Di questi 90 euro, la Rai riceve solo 74 euro, in quanto lo Stato trattiene una percentuale delle entrate. Troppo pochi, secondo alcuni, per continuare a offrire un servizio di qualità e nel rispetto degli obblighi che la stessa Rai è tenuta ad assolvere.
Prima della riforma Renzi agli italiani costava 113 euro l’anno. La proposta di inserirla nella bolletta della luce era stata voluta proprio dal governo Renzi nel 2015 attraverso la Legge di Stabilità per fermare l’evasione fiscale per la tv pubblica.
Ci sarà un aumento in futuro?
Si continua quindi a parlare di un aumento del canone Rai per adeguarlo all’Europa, dove la cifra è più alta. In Svizzera e Austria l’importo unitario è maggiore o uguale a 300 euro; in Germania e Gran Bretagna è rispettivamente di 220 e 185 euro; in Francia l’affitto è di 138 euro, più del 50% in più che in Italia.
“Se, inoltre, si considerano le varie detrazioni (tassa di concessione statale, Iva e Fondo per il pluralismo e l’innovazione), dei 90 euro a quota la Rai riceve solo 86 per cento, mentre negli altri paesi (Regno Unito, Germania, Francia) sono compresi tra il 96 e il 98 per cento, quindi quasi tutti. Il canone, quindi, è una risorsa incongrua rispetto agli obblighi e alle attività che svolge ed è tenuta a svolgere”.
“Va quindi riconosciuto che, oltre ad essere incongrue, le risorse canoniche sono anche molto incerte, caratteristica che rende l’attività progettuale particolarmente complessa, soprattutto in una prospettiva di lungo periodo e soprattutto in un contesto di forte evoluzione“, ha concluso.