L’autobus a idrogeno che “Arriva Italia” ha testato non entrerà nella flotta dell’azienda che gestisce il trasporto extraurbano. Anche l’ipotesi di acquistare un veicolo a idrogeno con le risorse del piano complementare al Pnrr resta incerta: i tempi sono stretti (i contratti di acquisto dovrebbero essere depositati entro settembre), non ci sono veicoli disponibili sul mercato, né stazioni di rifornimento (l’unica in Italia è a Bolzano).
Per questo Arriva Italia ha siglato un accordo con Snam4Mobility per lo sviluppo di progetti di mobilità sostenibile. Entro il 2026 verranno acquistati 100 autobus a metano e per il rifornimento Snam punterà sul biometano, così da ridurre non solo le emissioni di polveri sottili, ma anche la CO2.
Non saranno disponibili ancora per molto
In questo quadro si inserisce la presentazione avvenuta ieri del bus a idrogeno “H2 City Gold” sviluppato dalla portoghese CaetanoBus in collaborazione con Toyota. Un veicolo di 12 metri a emissioni zero con un’autonomia di 400 chilometri.
“L’idrogeno è senza dubbio uno dei combustibili del futuro. Sicuramente investiremo anche su questo fronte“, ha spiegato Angelo Costa, amministratore delegato di Arriva Italia. In questo momento i problemi non mancano. Un autobus a idrogeno costa il triplo (quasi 700mila euro) di un diesel (220mila euro) o del metano (270mila). Anche il carburante costa tre volte il prezzo, senza dimenticare la mancanza di infrastrutture di rifornimento. Tuttavia, Snam ci sta lavorando. “L’idrogeno ha un grande potenziale nel segmento dei veicoli pesanti grazie ai suoi brevi tempi di ricarica e alla lunga autonomia“, ha spiegato Daniele Lucà di Snam4Mobility.
L’azienda sta sviluppando impianti di elettrolisi per l’idrogeno verde (si guarda all’Africa, sfruttando il gasdotto per poi portare l’idrogeno in Italia e distribuirlo in tutta Europa) e progetta lo sviluppo di una rete di distribuzione. Solo così, investendo, il sistema potrà maturare.