La crisi scoppiata in Ucraina a causa dell’invasione russa potrebbe determinare ulteriori rincari del prezzo del carburante. E’ quanto previsto dagli analisti – come riportato dal quotidiano Il Messaggero – che in queste ore stanno valutando l’andamento dei mercati, crollati dopo l’attacco di Putin a Kiev, e il prezzo del petrolio che è schizzato alle stelle.
Oltre all’aumento dei prezzi per il gas, bene su cui la Russia basa una buona fetta della propria strategia militare degli ultimi mesi essendo uno dei principali esportatori verso l’Europa (e pertanto verso l’Italia), anche la benzina sarà interessata dall’aumento del proprio costo. L’inevitabile conseguenza di una guerra che sottende, in maniera neppure troppo velata, numerosi e ingenti interessi economici.
Gli italiani erano già alle prese, nelle ultime settimane, con un esponenziale aumento dei costi dei carburanti.
A determinarne l’andamento in ascesa numerosi fattori, tra cui il post-pandemia, e non ultime le stesse tensioni nell’est Europa infine scoppiate questa mattina con il bombardamento di Kiev, capitale dell’Ucraina.Nella mattinata di ieri la quotazione del Brent aveva raggiunto i 105 dollari al barile, toccando cifre che non si vedevano dal 2014. In serata ha subito una lieve riduzione, segno di una leggera stabilizzazione dei mercati, che lo hanno visto attestarsi sui 102,14 dollari al barile. D’altra parte non si tratta che dell’inizio di questa ulteriore fase di aumenti: laddove non venissero adeguatamente ammortizzati, a fare le spese di questi prezzi stellari saranno i cittadini – e soprattutto le fasce meno abbienti della popolazione, che verosimilmente non hanno avuto in questi anni l’opportunità economica di effettuare una transizione verso mezzi più ecosostenibili che sfruttano risorse meno costose della benzina.