Adam Frank, astrofisico con sede a Rochester, spiega perché l’attivismo cognitivo che opera su scala planetaria è importante per affrontare questioni globali come il cambiamento climatico.
Prendiamo, ad esempio, le piante: le piante hanno “inventato” un modo per sottoporsi alla fotosintesi per migliorare la propria sopravvivenza, ma così facendo hanno rilasciato ossigeno che ha cambiato completamente la funzione del nostro pianeta. Questo è solo un esempio di forme di vita individuali che svolgono i propri compiti, ma che influenzano collettivamente il pianeta su scala planetaria.
Se l’attività collettiva della vita, nota come biosfera, può cambiare il mondo, l’attività collettiva della cognizione e l’azione basata su quella cognizione possono cambiare il pianeta? Una volta che la biosfera si è sviluppata, la Terra ha assunto una vita propria. Se un pianeta ha una vita propria, ha anche una mente propria?
Queste sono le domande che Adam Frank, professore di fisica e astronomia all’Università di Rochester, ha posto ad Adam Frank, Fred H. Gwen, ai colleghi David Grinspoon del Planetary Science Institute e Sarah Walker all’Arizona State University, in un articolo pubblicato nel Giornale Internazionale di Astrobiologia.
Il loro “esperimento mentale” combina l’attuale comprensione scientifica sulla Terra con domande più ampie su come la vita potrebbe cambiare in un pianeta. Nel documento, i ricercatori discutono di quella che chiamano “intelligenza planetaria“, l’idea di attività cognitiva che opera su scala planetaria, per stimolare nuove idee sui modi in cui gli esseri umani possono affrontare questioni globali come il cambiamento climatico.
La Terra divisa in 4 fasi
I ricercatori hanno ipotizzato quattro fasi del passato e del potenziale futuro della Terra per illustrare come l’intelligenza planetaria potrebbe svolgere un ruolo nel futuro a lungo termine per l’umanità.
Attualmente, la Terra è considerata un'”area tecnica immatura” perché la maggior parte dell’uso di energia e tecnologia comporta il degrado dei sistemi terrestri, come l’atmosfera. Per sopravvivere come specie, dobbiamo mirare a essere un “campo tecnologico maturo“, afferma Adam Frank, astrofisico dell’Università di Rochester, con sistemi tecnologici a beneficio dell’intero pianeta. Credito: Fotografia dell’Università di Rochester/Michael Osadio
In questo momento, la nostra civiltà è ciò che i ricercatori chiamano la “tecnosfera immatura“, un insieme di sistemi e tecnologie generati dall’uomo che influenzano direttamente il pianeta ma non sono autosufficienti.
Ad esempio, la maggior parte dei nostri usi energetici include il consumo di combustibili fossili che degradano gli oceani e l’atmosfera della Terra. La tecnologia e l’energia che consumiamo per sopravvivere stanno distruggendo il nostro pianeta natale, che a sua volta distruggerà la nostra razza umana.
Per sopravvivere come specie, dobbiamo agire collettivamente per il bene del pianeta. Ma, dice Frank, “non abbiamo ancora la capacità di rispondere collettivamente agli i interessi del pianeta. C’è intelligenza sulla Terra, ma non c’è intelligenza planetaria”.