La simulazioni computerizzate prevedono e ci suggeriscono come comportarci ed evitare le radiazioni, che interferiscono con l’habitat circostante dopo un esplosione nucleare.
Salvarsi da una guerra nucleare: A cavallo tra fantasia e realtà
Una simulazione, una fantasia software, questo è ciò che tutti noi ci auguriamo rimanga, una evenienza terribile al quale nessuno può essere davvero preparato.
Pertanto, si spera di non dover mai avere la necessità di fare ricorso ai consigli che troverete in questo articolo.
Come in ogni ambito, le simulazioni possono aiutarci a capire come procedere nei casi di emergenza, in questo particolare come evitare l’onda di pressione e le radiazioni di un’esplosione atomica.
Lo scopo nelle migliori delle ipotesi è quello sopravvivere alla prima fase e di non essere contaminati o per lo meno di assorbirne il meno possibile, per evitare gli effetti avversi da avvelenamento radioattivo (Potrebbe interessarti anche: Ecco l’Applicazione che simula l’esplosione di un ordigno Nucleare).
Supponendo di trovarsi a debita distanza dal punto zero di esplosione dell’ordigno atomico, che solitamente si concentra in pochi chilometri, rimarrebbe dunque da organizzare un piano di emergenza che ci consenta di sopravvivere alle due fasi successive.
Tutto ciò che si trova nel Grond-zero viene letteralmente vaporizzato, con una reazione termico luminosa che raggiunge temperature più alte del sole.
Prima Fase: Immediata sopravvivenza all’onda d’urto
L’esplosione di una bomba nucleare potrebbe sembrare devastante solo nella zona centrale, dove possiamo identificare la palla di fuoco chiamata Fire-ball. Dobbiamo pero considerare poi la propagazione di un onda d’urto di incredibile potenza.
Chiamata ”Air Blast”, questa onda di pressione si propaga rapidamente per svariati chilometri, radendo al suolo ogni cosa sul suo cammino.
In questa situazione, ammesso di avere un minimo di preavviso sulla possibilità di bombardamento, occorre trovare un riparo sicuro e tenere la bocca aperta per evitare che la pressione faccia esplodere i timpani.
L’Air Blast viaggia sempre ad almeno 20-25 cm di altezza dal suolo, quindi qualora vi trovaste indifesi in campo aperto, senza possibilità di ripararsi, occorre immediatamente sdraiarsi col viso verso terra, con i piedi diretti verso l’esplosione mentre le braccia a X sotto il nostro petto andranno con le mani sotto le ascelle.
Se invece abbiamo qualche minuto per prepararci dobbiamo trovare un rifugio sotterraneo. Sarebbe l’ideale un bunker o uno scantinato in cemento armato o in mattoni spessi. Questo tipo di rifugi secondo le simulazioni riducono il rischio radioattivo al 2%.
Qualora fossimo invece nella campagna, o lontani da un punto sicuro dobbiamo subito individuare una depressione. Qualsiasi cosa sia al disotto del livello del terreno, come una cunetta, un sifone, persino un tombino può andare bene.
Una volta al riparo occorre rimanere all’interno per almeno le prime 48 o 72 ore, in quanto si tratta del momento di maggiore pericolo radiativo.
Le radiazione si propagano velocemente dopo la detonazione attraverso le ceneri che ricadono al suolo e con il favore dei venti. Questo fenomeno prende il nome di ‘Fall-out’.
Seconda Fase: Come sopravvivere alle radiazioni
Per le radiazioni esistono delle pillole preventive. É possibile assumerle anche negli attimi successivi alla possibile esposizione. Medicinali come ‘Iosat, Eferox Jod, Yodafar o il Kaliumiodid 65 mg’, saturano la tiroide di Iodio impedendo di assorbire radiazione e proteggendola. Non hanno effetti benefici o protettivi sul resto del corpo (precisazione importante: non assumere mai questi medicinali senza l’autorizzazione di un medico o di un ente governativo).
La prima cosa da fare, una volta al sicuro, è coprire tutte le parti esposte, mani, collo e viso inclusa la testa. E’ necessario bagnare gli indumenti, per limitare il passaggio delle particelle radioattive. Vien da se che più il tessuto è bagnato maggiore è la sicurezza. Sarebbe l’ideale qualora si fosse organizzati precedentemente, indossare delle tute apposite.
Barriere di piombo, cemento o acqua forniscono una protezione dai penetranti raggi gamma e raggi X. Per assurdo sarebbe possibile indossare anche una muta da sub bagnata o avvolgersi con ripetuti strati di carta stagnola, magari indossando più indumenti e mettendola tra i vari strati di capi e bagnando quelli esterni.
Non appena è possibile, senza uscire dal riparo prima del periodo 48-72 ore, è necessario cambiare l’abbigliamento, imbustare il vecchio tenendolo il più lontano possibile.
La soluzione ideale sarebbe poter fare una doccia con del normale sapone per sciacquare via le particelle dal corpo. Un errore da non commettere è utilizzare shampoo o altre lozioni sui capelli perché favorisce l’assorbimento. E’ importante tenere presente che non possiamo usare acqua che non venga dal sottosuolo perché tutto ciò che si trova in superficie, all’aperto e non, è contaminato.
Se non abbiamo acqua a disposizione possiamo sfregarci sul corpo della semplice terra, che dobbiamo prelevare da almeno 30/40 cm sotto il livello del suolo. Seppur una pratica estrema, questo gesto ci aiuterà a decontaminare in parte il nostro corpo.
Salvarsi da una guerra Nucleare: Valutare uno spostamento
Passati i primi tre giorni potrete azzardare uno spostamento allontanandovi dalla zona contaminata.
Se possibile utilizzare un mezzo è preferibile tappare con dei fazzoletti le uscite di areazione per evitare un accumulo di particelle dannose all interno del veicolo, visto che è sconsigliabile viaggiare a finestrini aperti per prendere una boccata d’aria.
Una volta giunti in un luogo sicuro cambiate mezzo e nuovamente vestiti e doccia. E’ importante controllare i venti, perché questi trasportano polveri e ceneri radioattive e allontanarsi di conseguenza.
Gli errori da non commettere con cibo e acqua
Se ci troviamo nella zona contaminata e abbiamo necessità di bere e mangiare, ci sono alcune regole importanti da tenere a mente per limitare i danni e l’assorbimento di radiazioni.
Tutto ciò che si trova in superficie all’aperto o al chiuso, se non schermato è contaminato. Perciò anche i cibi in casa, se non protetti da diversi muri di una casa in cemento risultano dannosi.
Se ci troviamo nei boschi sarà possibile cibarsi solo di animali e vegetali provenienti dal sottosuolo, come lombrichi, talpe, tassi, carote, patate o ravanelli. Degli animali è importante non consumare la carne troppo vicina alle ossa, perché qui si accumulano le radiazioni.
L’acqua della rete di distribuzione della risorsa idrica inizia dall’uscita dal serbatoio, dove viene raccolta dalle falde, e termina ai singoli contatori. Se qualcuno di questi serbatoi si trovasse all’aperto sarebbe contaminata.
La soluzione ideale sarebbe attingere da un pozzo sotterraneo, a patto che questo al momento dell’esplosione fosse debitamente protetto e coperto.
Trovandosi nelle campagne è possibile individuare un fonte di acqua come un ruscello o un canale, ma attenzione non bisogna prelevarla direttamente. Occorre scavare al suo fianco a circa un metro di distanza per almeno mezzo metro di profondità, finche non si trova l’acqua che dalla fonte accanto passa nel terreno filtrandosi.
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