È uscito ieri su Netflix il film che va contro gli ideali di un tempo ma che incontra pienamente ciò che è il futuro, smascherando una visione retrograda che tutt’ora esiste (purtroppo). La protagonista in questione è proprio una famiglia omogenitoriale, la storia si apre con un paradosso. Non aggiungiamo altro, vista l’importanza del tema, passiamo subito la parola al regista del film “Il filo invisibile” di Marco Simon Puccioni.
Il filo invisibile: trama e cast ufficiale
L’uomo racconta: “Questa famiglia inizia ad esistere proprio nel momento in cui va incontro al fallimento, alla catastrofe. In cui va tutto storto. Non sono la famiglia perfetta che dovrebbero essere solo per convincerci che hanno il diritto di esistere. Come in tutte le comunità discriminate anche le coppie omosessuali devono dimostrare di essere come e meglio degli altri. Più innamorate, più complici, più unite… e devono mostrare che si ameranno tutta la vita. Per farsi accettare dagli altri devono apparire infallibili e perfette ma in realtà sono come tutte le altre. Sono fallibili, possono vivere la fine di un amore ucciso dalla routine, magari proprio dall’impegno di essere genitori. Sono esseri umani come altri che lottano e si arrabattano, provano a vivere la loro vita e falliscono”.
E così Puccioni decide di parlare di una storia comune, basata su un rapporto difficile. Leone (interpretato da Francesco Gheghi) è un adolescente figlio di una relazione conclusa con un divorzio. Sua madre, Tilly (Jodhy May), è surrogata e amica della coppia omosessuale. Un contrasto, ha spiegato il regista, che mostra come “questa famiglia che non ha pieni diritti nella nostra società viva invece una quotidianità molto simile a quella di tutti gli altri. Nonostante i genitori siano dello stesso sesso“. I due papà in questione vengono rappresentati da Filippo Timi – nei panni dell’architetto Paolo – e Francesco Scianna, ovvero Simone, gestore di un ristorante.