La scelta da parte di Apple di non includere all’interno delle confezioni di iPhone il caricabatterie e gli auricolari avrebbe fruttato all’azienda di Cupertino quasi 6 miliardi di euro.
Questa è la stima fatta dagli analisti di mercato a un anno e mezzo dal debutto di iPhone 12 e relative varianti mini, Pro e Pro Max, ovvero la prima serie introdotta sul mercato priva degli accessori all’interno della scatola. Scopriamo insieme tutti i dettagli.
Apple: il ricavo cresce omettendo il caricabatterie dalla scatola
La decisione del colosso fece molto scalpore, tra chi la criticava e chi invece la appoggiava in nome dell’ambiente. Certo è che dopo Apple anche altri brand hanno abbracciato questa strategia Samsung in primis, e non solo per gli smartphone top gamma. L’obiettivo ambientale di Apple è stato chiaro sin da subito: via il “superfluo” per ridurre i volumi di ingombro del packaging del 70%, con conseguente taglio di 2 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio ogni anno, equivalenti a 450 mila auto in meno in circolazione sulle strade di tutto il mondo.
Ma oltre a questo, c’è da considerare anche un obiettivo prettamente economico: un packaging più piccolo significa più iPhone per pallet, dunque un notevole risparmio lungo la catena logistica. E in più a questo va aggiunto che non tutti gli acquirenti di un nuovo melafonino hanno a casa un caricabatterie o un paio di auricolari ereditati da qualche generazione precedente, fatto che li ha portati necessariamente a fare l’acquisto separatamente con conseguenze sul portafoglio.
Da settembre 2020 ad oggi vengono stimati circa 190 milioni di iPhone venduti, ed il risparmio ottenuto da Apple per il solo fatto di aver ridotto il packaging eliminando il superfluo avrebbe portato nelle tasche dell’azienda i 6 miliardi di euro di cui sopra. A questi sarebbero poi da aggiungere ulteriori 270 milioni di euro per la vendita separata degli accessori.