È avvenuto il 9 marzo: un passeggero è stato beccato alla dogana del gate mentre indossava un’unità di elaborazione centrale (CPU) e non solo. L’uomo aveva assunto una postura anormale, attirando così l’attenzione degli addetti all’ispezione. Folle da parte sua, pensare che con un arsenale di chip e smartphone pieghevoli addosso sarebbe passato inosservato. Il suo nome è Zeng ed ha tentato l’impossibile.
Più precisamente, è avvenuto a Gongbei Port of Entry, a Zhuhai, in Cina. Dall’ispezione è emerso che Zeng si era attaccato su addome, vita e polpacci ben 160 CPU e 16 smartphone pieghevoli (trattasi probabilmente di Galaxy Z Flip3), convinto di riuscire nell’impresa. Ovviamente le cose sono andate al contrario di come se le sarebbe immaginato.
I chip erano perlopiù degli Intel Rocket Lake di undicesima generazione e dei recenti Alder Lake
di 12ma. Pertanto il guadagno più elevato (di migliaia di euro) che avrebbe potuto ricavare sarebbe dipeso dalla rivendita delle CPU introdotte illegalmente. A questo si aggiungono anche le decine di smartphone, con i quali avrebbe “fatturato” cifre altrettanto importanti. Inutile dire che gli agenti hanno posto sotto sequestro il materiale e il caso dell’espositore umano “trattato in conformità con la normativa vigente”.La dogana sottolinea che gli oggetti del bagaglio che gli individui portano dentro e fuori dal paese dovrebbero essere limitati all’uso proprio e ad una quantità limitata, e dovrebbero essere controllati a fondo alla dogana. Per coloro che eludono la supervisione doganale attraverso l’occultamento personale o la conservazione degli oggetti, che costituiscono contrabbando, la dogana indagherà sulla responsabilità legale secondo la legge.